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Roma
Roma, il vuoto della politica ha condannato il Centro. Crisi irreversibile

di Cristina Grancio *

Il vuoto di gestione politico dello sviluppo urbanistico della città ha concesso che la funzione turistica prendesse quasi esclusivamente il sopravvento sulle altre funzioni nel centro storico, creando con l’emergenza Covid un corto circuito che rischia di aprire autostrade alla criminalità.

All’evidente ritardo e incapacità di gestione del rapporto fra sanità e Covid, si aggiunge ora quello tra criminalità e Covid in cui la politica ha le proprie responsabilità demandando al mercato privato le sorti dell’Italia nel pieno concetto del neoliberismo.

In questi giorni è opportuni fermarsi su una riflessione che ci proviene dalla parole della Procura messe nero su bianco nell’ordinanza per le indagini preliminari del gip Zsuzsa Mendola sugli appartenenti del clan dei Casamonica accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’usura, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria, così scrive: “Certamente concreto è il pericolo al ricorso a forme illecite di finanziamento per il conseguimento di immediata liquidità […] la grave situazione congiuntiva economica e sociale, che sta permeando l’intero territorio nazionale, certamente rende più vulnerabili i cittadini e costituisce terreno fertile per il rafforzamento del potere criminale e intimidatorio”.

Così come inducono a riflessioni le e sulle considerazioni del neonato “Osservatorio Covid-19 contro le infiltrazioni criminali nel commercio a Roma a provincia” di Confcommercio. Il bilancio della fine del lockdown per il commercio romano - che si ritrova nel dramma della desertificazione del centro storico cui ha fatto seguito l’inevitabile pesantissimo calo dei fatturati della fascia della ristorazione, passando poi per abbigliamento, le calzature, gli oggetti per la casa - lo fa il Presidente della Cna Commercio: “ …cambiano dal centro verso la periferia: in centro si arriva ad un meno 70% di incassi mentre in tutti i quartieri commerciali fuori dalla cerchia dei grandi flussi turistici si va da un meno 30 ad meno 50%”.

Preso atto della situazione economica drammatica che stiamo vivendo, così come è pesantemente calata la mannaia sulle modalità con cui il sistema sanitario italiano è collassato sotto i colpi dell’incapacità di sopportare le aumentate esigenze di posti letto, frutto di una gestione privatistica di tutto il comparto, è necessario provare a fare considerazioni di carattere generale sulla gestione e le modalità di trasformazione del tessuto urbano di questa città, e rispondere all’interrogativo sul perché il centro storico della nostra città rischia più che mai, oggi, di essere preda della criminalità e cosa fare per arginare questo precipitare della situazione.

La prima cosa è constatare che le politiche urbanistiche di questi ultimi decenni stanno dimostrando, in questo specifico contesto, in modo devastante, tutta la loro fragilità. La crescita della città verso l’esterno che ha portato alla ghettizzazione di alcune funzioni e alla gentrification causando lo spopolamento della funzione residenziale e fatto proliferare in modo concentrato alberghi B&B e tutto ciò che ad esse ruota intorno, ha solo dato spazio “all’urbanistica dell’ingiustizia” vitalizzando processi ciclici e rafforzativi di investimenti delle rendite differenziali. La Rigenerazione Urbana, come la sta intendendo questa Giunta in continuità assoluta con quelle degli ultimi decenni, nulla ha a che fare col significato letterale che la parola rigenerazione evoca nel nostro immaginario, ma lascia un vuoto totale dato dalla mancanza di politica nelle scelte che cadono sul territorio. Un esempio concreto è stato il piano di rigenerazione urbana “reinventiamo Roma” dove le varianti urbanistiche sono state fatte nell’assoluta mancanza di una quantificazione e qualificazione delle sue funzioni ricadenti nell’area, lasciando quindi la totale libertà di scelta a chi vorrà investire.

Un circolo vizioso questa modalità di agire che ha portato il centro storico a concentrassi sul turismo in modo predominante e dimostrando come quando laddove non ci sia un adeguato controllo della trasformazione delle città per mano pubblica, si creino facilmente cunei nei quali ha interesse la criminalità ad inserirsi. Il turismo in Italia vale il 6% e Roma è sicuramente un bocconcino appetibile per la criminalità.

Ora l’aiuto alle imprese deve essere immediato per quanto riguarda la liquidità, ma non può prescindere da un progetto ed una visione di città che corregga questi atteggiamenti distorsivi.

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo Misto

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