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Roma
Roma, sfrattati con una bimba malata. Nessuna risposta dal Comune fantasma

Rischio sfratto per migliaia di famiglie massacrate dalla mancanza di lavoro e dalla crisi. Un dramma della quotidianità in una capitale sventrata nel suo tessuto sociale e anche nella sua capacità di affrontare le emergenze sociali. Nella zona di Centocelle, nel V municipio, l'ultimo orrore della povertà.

Padre, madre e due figlie di 9 e 7 anni, la più piccola malata grave. La figlia più piccola ha una gravissima forma di encefalite e vive allettata e tormentata dall’epilessia. La mamma ovviamente non lavora poiché non si allontana mai dalla figlia. Il padre è cameriere in un ristorante, ma nel 2016 si vede ridurre lo stipendio a circa 500 euro al mese. Questa miseria, anche se sommata all’indennità di invalidità della figlia, non gli permette di pagare i 750 euro di affitto e il comune di Roma non può aiutarlo per “mancanza di fondi”. Così la famiglia diventa “morosa”, il tribunale dispone lo sfratto e il prossimo 27 gennaio l’ufficiale giudiziario si presenterà per eseguirlo.

L’unica soluzione offerta finora dal municipio è stata quella di smembrare la famiglia, ospitando madre e figlie in un centro di accoglienza e spedendo il marito in un ricovero per barboni.

Per conto della famiglia, l'Unione Inquilini che sta seguendo da vicino la vicenda, ha inoltrato un’istanza urgente al Sindaco Raggi, al Vescovo di Roma sud, all’Unicef e a Save The Children chiedendo di intervenire al più presto per evitare questo crimine sociale e per denunciare l’intollerabile indifferenza delle istituzioni capitoline verso i gravi problemi abitativi della città. L'unico a rispondere è stato il Vescovo, Don Paolo Lojudice, che si è subito interessato alla vicenda propsettando la possibilità di affittare a canoni ridottissimi due appartamenti della Curia. Il Municipio V ha preso atto della situazione ed ha promesso di occuparsene.

“Attendiamo però una parola dal sindaco, sperando che possa trovare il tempo per occuparsi di vicende così “scomode” e politicamente poco “remunerative”, scrive l'Unione Inquilini.
“Forse il comune ci ascolterà elargendo un aiuto “ad personam”, che certo accetteremo, ma che non risolverebbe di una virgola il dramma delle migliaia sfrattati (romani o stranieri) che ogni giorno rischiano di finire per strada. Se è stato giusto chiudere la vergognosa prassi dell’”emergenza abitativa” e dei residence (che arricchivano gli speculatori e producevano emarginazione), è però assurdo che il comune non abbia per tempo predisposto alternative strutturali e operative”.

Gli sfratti infatti continuano: “Chi finisce per strada non può accontentarsi del miraggio di in una casa popolare da ottenere, nella migliore delle ipotesi, tra 5 o 6 anni. I “bonus affitto” funzionano solo se riesci a trovare un proprietario che ti affitta casa e per chi ha soldi per caparra, agenzia immobiliare e trasloco. Riteniamo sia assurdo continuare a buttare milioni in contributi assistenziali, quando la città è piena di stabili pubblici vuoti e abbandonati al degrado che potrebbero essere usati per realizzare migliaia di case popolari.

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