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Roma
San Pietro in Vincoli, la luce di Michelangelo fa resuscitare il Mosè

La tomba di Giulio II di Michelangelo, di cui fa parte la statua di Mosè, nella chiesa di San Pietro in Vincoli torna a risplendere grazie a un complesso progetto di illuminazione, manutenzione e restauro.

Dopo 15 anni dall'ultimo intervento il monumento, che é visitato gratuitamente da milioni di persone ogni anno, é stato pulito e restaurato, recuperando gli splendidi colori del marmo di Carrara scelto e scolpito da Michelangelo, ma senza intaccare la patina del tempo. La nuova illuminazione rivela Michelangelo scultore della luce oltreché del marmo ed é finalizzata a restituire le condizioni in cui la Tomba venne realizzata nel XVI secolo, negli anni completamente cambiate con la chiusura di una finestra.

"Qui ha lavorato Mario Nanni, che é uno dei più grandi designer italiani, e ha lavorato con un'attenzione resa più pregnante proprio dalla conoscenza delle problematiche relative a questo luogo. Quindi non si é trattato soltanto di studiare le connessioni migliori, ottimali per la luce sulla statua di Mosè. Ma si é trattato di fare una ricerca storica sul mutare delle connessioni di illuminazione di questa opera, avvenuta nei secoli, a seguito di una quantità di modifiche che sono intervenute sulle fonti di luce. Il lavoro di Mario Nanni tende a ricostruire la connessione di illuminazione originaria, che é stata quella che poi ha motivato le scelte dell'autore, di Michelangelo, sulla composizione e sull'assetto delle sue sculture", ha spiegato il Soprintendente per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, Francesco Prosperetti.

L'impianto del curato da Mario Nanni, in stretta collaborazione e con il restauratore Antonio Forcellino, é stato realizzato con tecniche informatiche e lampade a led di Viabizzuno, in grado di restituire i colori e l'intensità della luce di Roma nella zona di San Pietro in Vincoli.

"Il progetto parte dal presupposto che io dovevo illuminare un'opera dove l'ombra é fondamentale - spiega Mario Nanni, Maestro della luce - Quindi sono entrato, ho letto e osservato attentamente la luce che entra dentro la chiesa da est da ovest, ho notato questa finestra chiusa, che appunto nell'800 si é chiusa alla destra del Michelangelo, e ho riprodotto una luce che si divide in 4 grandi tempi: aurora alba, mezzogiorno, tramonto e crepuscolo. Quindi ho dato gli arancioni dell'aurora, i toni più caldi dell'alba. Per fare questo ho utilizzato un software molto importante che mi permette di controllare attentamente la luce, e che pur con questa variazioni di colore, mantiene integra e fedele esattamente come luce del sole fa, la resa cromatica del marmo", ha concluso.

Il restauratore Antonio Forcellino racconta: "Io sono felicissimo perché é stata una scoperta pure per me. Io così il Mosè non l'ho mai visto, per come l'ha illuminato Mario Nanni. É stata un'operazione unica. Le persone giuste hanno lavorato con serietà. Io ho pulito e studiato questo monumento", ha concluso.

In continuità con l'importante progetto di restauro e comunicazione del 1999-2001, il Gioco del Lotto, proseguendo il suo storico legame con l'arte e la cultura, si é offerto di rinnovare il proprio impegno per la salvaguardia dell'opera.
Si apre così una nuova stagione nel rapporto tra pubblico e privato, come dichiarato dallo stesso Fabio Cairoli, Presidente e Amministratore delegato di Lottomatica Holding: "Questo si inserisce in un lungo percorso di Lottomatica che attraverso il gioco del lotto investe da molto tempo nella valorizzazione e nel recupero del patrimonio artistico culturale in Italia. Un percorso che inizia 17 anni fa con lavori che hanno progressivamente valorizzato questa opera, a testimonianza non solo dell'interesse di Lottomatica, attraverso il gioco del lotto, ma anche della modalità, che non é stata mai improntata a obiettivi di breve periodo, ma alla capacità di stabilire programmi di lungo periodo", ha concluso Cairoli.

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