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Roma
Sanità pubblica in “deflazione”. L'11% delle famiglie ha rinunciato a curarsi

Sanità pubblica risanata nei conti ma sempre più inaccessibile, un solido castello turrito ma con pochi ponti levatoi e così è sempre più alto il numero di chi rimane fuori dalle mura pagando di tasca propria o peggio rinunciando.

Cosi è oggi il sistema sanitario nazionale che voleva essere universale e solidale e invece coltiva diseguaglianze. Il perimetro presidiato e garantito dal pubblico arretra in silenzio da anni, mentre nella terra di mezzo che si è creata e che è sempre più vasta, cresce il fai da te che già oggi “fattura“ oltre 36 miliardi di euro.
Lo scorso dicembre, il rapporto Crea presentato a Tor Vergata, ha raccontato che ormai gli italiani tanto spendono di tasca propria per curarsi, oltre le tasse, a questo punto inutilmente pagate. Mentre cresce il numero di famiglie e cittadini che rinunciano, come se la salute fosse un merce del genere voluttuario o rimandano come se fosse la bolletta del telefono o del gas.

E’ del 16,2% il numero delle famiglie italiane che ha rimandato una o più prestazioni nel 2016 un fenomeno che ha coinvolto tra 4 a 8 milioni di persone, il 10,9% delle famiglie pari con 2,7-5,4 milioni di persone interessate invece ha proprio rinunciato.

Oggi lo studio presentato dall’Aiop l’associazione della sanità privata, 14° Rapporto Annuale “Ospedali & Salute/2016”, offre ulteriore conferma di questo stato di cose e parla di deflazione fornendo i numeri della ritirata storica, una Caporetto della sanità pubblica che sta maturando giorno dopo giorno sotto gli occhi di tutti e nel silenzio di tutti.
Per utilizzare la chiave di lettura dell’Aiop “esiste una deflazione da razionamento di fatto dei servizi offerti nell’ambito dell’ospedalità pubblica”. L’origine del fenomeno ha a che fare con l’impatto dei provvedimenti di spending review, intrapresi nel quadro delle politiche di austerità”, “il risultato è stato inevitabilmente quello di una riduzione e di un progressivo peggioramento dei servizi rivolti ai pazienti”. Cioè si sono risanati i conti ma si sono chiuse le porte.

L’accesso al sistema è sempre più difficile quasi impossibile, liste di attesa, burocrazia, fanno da muro invalicabile. Dice il rapporto Aiop : “Nel periodo 2009-2014 si riduce il numero dei posti letto (-9,2%), il numero di ricoveri (-18,3%) e delle giornate di degenza (-14,0%), tendenze queste che comprendono certamente anche uno sforzo di maggiore appropriatezza delle prestazioni e di riconduzione delle dotazioni a standard internazionali, ma a ciò si è affiancata la contrazione, il ritardo o il peggioramento delle prestazioni fornite, accentuato anche dalla progressiva riduzione del personale (-9,0% tra il 2010 e il 2013)”.

A fronte di questa contrazione si chiedono più soldi ai cittadini e crescono i fatturati delle posizioni di rendita private: nel periodo 2009-2015 i ticket per le prestazioni crescono del 40,6%, quelle per le visite intramoenia a pagamento presso gli Ospedali pubblici del 21,9% e quelli dei ticket per i farmaci del 76,7%; mentre per le addizionali Irpef crescono con costanza (almeno fino al 2015) raggiungendo, salvo un paio di Regioni, incrementi tra il 23,6% e il 124,0%.

Solo nel 2017, per esempio, il Lazio dopo 10 anni di commissariamento, con la cura Zingaretti, inizierà a tagliare il sovraprezzo pagato in questi anni per risanare i conti del sistema con l’eliminazione del superticket sulla specialistica e ampliando la riduzione delle aliquote irpef ad una platea di cittadini con redditi medio alti.
Ma intanto l’accesso al sistema è quasi proibito da liste di attesa indicibili. Non sorprende dunque che “la percezione del logoramento del Sistema Sanitario Nazionale raggiunga nel 2016 il 67,2% dei care-giver con un incremento rispetto all’anno prima pari al 5,5%, mentre i pazienti cercano soluzioni alternative presso le strutture private (accreditate e non), a cui si aggiunge la spinta ad utilizzare strutture ospedaliere presenti in altre Regioni rispetto a quella di residenza.

La spesa sanitaria e la spesa ospedaliera pubblica (a prezzi costanti) diminuiscono nel nostro Paese, tra il 2010 e il 2014, rispettivamente del -3,7% e del -4,1%. Secondo il rapporto Aiop serve una manutenzione straordinaria del servizio sanitario nazionale per salvare almeno la facciata del suo carattere universale e solidale, ma l’impressione è che invece serva un pensiero alto per rifondarlo su basi più pragmatiche e meno ideologiche. Prima che le diseguaglianze cronicizzino.

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