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Roma
Schiavi di un bengalese, 11 ore al giorno al lavoro nei campi: preso caporale

Schiavi di un bengalese che reclutava connazionali per poi sfruttarli nei campi dediti alla coltivazione di prodotti agricoli in provincia di Roma.

I Carabinieri della Compagnia di Colleferro, con la collaborazione dei colleghi del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Roma, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino bengalese di 46 anni, in regola con il permesso di soggiorno e con precedenti, perché accusato del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. 

Le indagini hanno permesso di scoprire come il “caporale”, dopo aver reclutato quattro suoi connazionali, dai 24 ai 51 anni e tutti in regola con il permesso di soggiorno e incensurati, li impiegasse su un terreno agricolo affidato in concessione alla società di cui era amministratore di fatto, sottoponendoli a condizioni di sfruttamento approfittando dello stato di bisogno in cui versavano. 

Al termine di un'ispezione in un terreno di 25000 mq destinato alla coltura di ortaggi misti e di canapa indiana, i militari hanno sequestrato due manufatti fatiscenti, senza pavimentazione, dove i quattro braccianti bengalesi erano costretti ad alloggiare privi di acqua e luce e delle più basilari condizioni d’igiene e sicurezza. 

I Carabinieri hanno dimostrato come, per più di un anno, il “caporale” oltre ad impiegarli in “nero” pagandoli con un corrispettivo in denaro palesemente difforme alla retribuzione prevista dal CCNL di categoria, violasse le norme in materia di lavoro e sui riposi settimanali, nonché quelle in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro snaturando di fatto il mercato in generale e la concorrenza nel settore. 

I Carabinieri di Valmontone e del Nucleo Ispettorato del Lavoro nello specifico hanno certificato come i braccianti venivano impiegati infatti per undici ore consecutive al giorno e per sette giorni la settimana senza fruire del previsto riposo settimanale con un corrispettivo di meno di venti euro giornaliere, nonché non venivano sottoposti alla prevista visita medica preventiva di idoneità al lavoro. Le condizioni disumane in cui versavano gli agricoltori sono state ampiamente dimostrate dai Carabinieri i quali hanno certificato come gli stessi, nel corso della stagione fredda, si rifugiavano presso il bar limitrofo per potersi “nutrire” di caldo sino alla chiusura dell’esercizio e per rifornirsi di acqua per le prime necessità sia alimentari che igieniche dato che in alternativa erano costretti ad utilizzare quella del torrente adiacente alla “baracca” fatiscente ove vivevano. 

A tali accertamenti sono seguiti quelli di natura specifica. Nei confronti della società agricola che ometteva di adottare modelli di organizzazione e di gestione idonei e che ha indebitamente percepito innegabili vantaggi economici, i Carabinieri hanno sequestrato conti correnti per il valore di euro 73.500.

Per il caporale si sono aperte le porte del carcere di Velletri dove resta a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

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