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Roma
Scuola, sedicenni verso l'analfabetismo: uno su sei lascia. E il Governo dorme

Ragazzi verso l'analfabetismo, uno su sei abbandona la scuola prima dei 16 anni: dati choc della Corte dei Conti. Il presidente dell'Associazione nazionale insegnanti e formatori lancia l'allarme: “Serve una riforma generale del sistema scolastico. Ma il Governo sta a guardare”.

 

L’Italia si conferma terz’ultima per il numero di alunni che lascia la scuola prima dei 16 anni: tra le motivazioni la povertà e la didattica rigida. Per Marcello Pacifico, Presidente Nazionale Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori) “bisogna ripristinare l'obbligo scolastico a 18 anni, finanziare organici differenziati in base al tessuto economico e sociale del territorio, ma anche aumentare le borse di studio. Lo Stato non può abbandonare le Regioni del Paese più in difficoltà, come vorrebbero alcuni Governatori del Nord e dalla Lega con il nuovo progetto di autonomia differenziata sul quale il premier Giuseppe Conte e il M5S hanno posto il veto almeno sul fronte dell’istruzione pubblica”.

“L’arretratezza culturale e strutturale – spiega Pacifico – influisce direttamente sul livello scolastico. Il fatto che povertà e competenze scolastiche acquisite siano due fattori direttamente proporzionali, ora lo dice anche la Corte dei Conti, attraverso la relazione su “La lotta alla dispersione scolastica: risorse e azioni intraprese per contrastare il fenomeno”, pubblicata in queste ore con deliberazione n. 14/2019/G”.

Nel rapporto, la Corte dei Conti dice che l’abbandono precoce della scuola è dovuto ad una serie di fattori, tra cui vi è anche “la povertà di molte zone d’Italia, in particolare i quartieri delle città metropolitane e i luoghi a forte rischio migratorio”. È soprattutto in questi contesti che bisogna attuare la “ricostruzione delle molteplici modalità di intervento finanziario si accompagnano le raccomandazioni volte a rendere le scuole non solo luoghi di apprendimento ma anche occasioni di esperienza di comunità e solidarietà”.

Si conferma, pertanto, tutto quello che Anief sostiene da tempo sul tema dell’abbandono scolastico, strettamente collegato al fenomeno dei Neet (Neither in Employment nor in Education or Training, ovvero persone non impegnate in studio, lavoro o formazione) che in Italia si conferma con numeri da record internazionale. “Occorre – continua Pacifico – una riforma generale del sistema scolastico, con l’anticipo almeno a 5 anni e l’obbligo formativo portato dagli attuali 16 anni fino alla maggiore età; servono finanziamenti straordinari per le province più a rischio, soprattutto in presenza di altri fattori, come l’alto tasso migratorio; occorrono organici maggiorati, finalmente sganciati dal binomio tante classi tanti docenti; occorre un potenziamento della rete sociale e territoriale a supporto dell’attività scolastica, con la presenza di esperti che vengono in continuo contatto con il personale e soprattutto con i discenti”.

“Senza queste azioni – conclude –, l’ordinario implemento di docenti non serve a nulla. Anzi, si allargherà sempre più la forbice Nord-Sud, come confermato dai recenti risultati Invalsi, dai quali risulta che il 50 per cento degli studenti delle regioni Campania, Calabria e Sicilia arriva alla maturità con l’insufficienza sia in italiano che in matematica. E non è un caso se poi in tutta la Sicilia più del 35% dei giovani non arriva a conseguire la maturità. Poi ci sono province, come Caltanissetta, dove la dispersione è il triplo rispetto alla media nazionale indicata dalla Corte di Conti. Quando questa indica che 'in Italia il tasso di dispersione scolastica è pari al 14,5%. In termini numerici, nella scuola secondaria di II grado, gli abbandoni complessivi nell’anno 2016 e nel passaggio fra l’anno 2016/2017 sono stati 112.240', va considerato che vi sono realtà molto distanti da quel numero. E occorrono sforzi straordinari per dare una svolta”.

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