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Roma
Siccità vs vino: aumenta il grado alcolico ma si abbassa la qualità

Siccità, grandine e clima desertico: questi fenomeni atmosferici hanno modificato la qualità dell'uva italiana prodotta. Se non piove il vino diventa più alcolico: questa è stata la notizia diffusa su tutti i giornali, ma la questione è decisamente più articolata. La parola passa agli esperti del settore che hanno spiegato ad Affaritaliani.it cosa ci si deve aspettare dal vino di quest'anno.

 

di Diana Maltagliati

 

“È sicuramente vero che il tasso alcolemico è aumentato, ma questo non vuol dire che si avranno vini più pregiati, anzi. Quasi nessuno ha parlato dell'importanza degli acidi dell'uva: un buon equilibrio tra acido malico, tartarico e citrico sta alla base della creazione di un buon vino”, Silvia Brannetti viticoltrice romana della Riserva della Cascina cancella in un attimo i falsi miti. “Quando la pianta è in stress idrico, questi acidi si consumano ed essi sono alla base di un prodotto di qualità perché danno struttura al vino e lo rendono più longevo”, continua Brannetti.

La siccità: il grande nemico dell'uva
Per rispondere all'esigenza idrica delle vigne, molti viticoltori laziali hanno scelto di adottare un sistema di irrigazione. “I vigneti in cui i produttori si sono affidati unicamente alla pioggia di sicuro hanno sofferto molto più degli altri e non otterranno la qualità della concorrenza”, spiega Domenico Mastrogiovanni, capo del Dipartimento economico della Confederazione Italiana Agricoltori. Secondo Mastrogiovanni, la perdita in termini quantitativi del 2017 corrisponde all'incirca al 20-30% sul territorio italiano, con picchi di oltre il 30% nel Lazio.

Vendemmia anticipata
Oltre ad essere cresciuta meno uva sui filari, quella prodotta presenta uno strato più spesso di buccia rispetto agli anni passati, quindi il succo contenuto nell'acino è molto ridotto. Questo, d'altronde, ha fatto sì che la coltura non si rovinasse con gli acquazzoni violenti dei primi giorni di settembre, a un passo dalla vendemmia.
L'uva quest'anno, infatti, è stata raccolta con settimane di anticipo rispetto al 2016 e questo perché le condizioni climatiche l'hanno fatta maturare molto prima. Un fenomeno che non si è realizzato tanto per le alte temperature, quanto per l'assenza di sbalzo termico tra notte e giorno: “Abbiamo assistito ovunque in Lazio a una temperatura mediamente alta durante il giorno che non si abbassava di notte. Se l'uva matura in fretta, però, non è detto che la qualità sia delle migliori”, insiste Mastrogiovanni.

I prezzi del vino
Con una produzione più bassa e costi lievitati durante la fase di coltura per irrigare e dare respiro alle viti, i viticoltori laziali rischiano di guadagnare davvero poco dalla produzione del 2017. Il vino infatti rimane un prodotto di lusso che non può risentire in maniera consistente dell'annata sfortunata in termini di prezzo. “Un eventuale rincaro è delicato, va pensato a tavolino”, rivela Brannetti. Il rischio, d'altronde è che con il crescere dei prezzi aumentano le importazioni dei vini stranieri, più a basso costo. Le principali concorrenti dell'Italia, però, si trovano nella stessa condizione del Bel Paese. Anche Francia e Spagna sono state piegate dalla siccità primaverile-estiva, quindi saranno i dati forniti da tutti i Paesi europei a determinare quanto costerà il vino che porteremo in tavola.

 

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