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Roma
Stadio della Roma: al Flaminio o a Tor Vergata, la pazza idea del Comune M5S

Ristrutturare il “cadavere di cemento” dello stadio Flaminio, oppure spostare il progetto a Tor Vergata. E' il progetto “duale” e “ombra” che circola nelle stanze del Campidoglio e che la dice lunga sulla chiarezza di idee che alberga nel Movimento Cinque Stelle sullo Stadio della Roma.

 


Altro che 5500 posti di lavori e 20 mila dipendenti. Sull'unica prospettiva reale per l'economia di Roma si combatte una battaglia politica. Perché il nuovo Stadio della Roma non è più un'opera pubblica, una città dello sport e un'occasione unica per attirare 1,6 miliardi di investimenti, ma una battaglia politica tra le due anime  del Cinque Stelle che governano il Campidoglio e la Regione Lazio e uno “scontro occulto” tra due visioni della città: quella che vorrebbe lo stadio a Tor di Valle secondo l'iter già avviato dalla Giunta Marino e quella che lo stadio lo vorrebbe sì ma non a Tor di Valle. Magari un po' meno a sud e più a est, nella “steppa” desolata di Tor Vergata che tanto piace all'assessore grillino Paolo Berdini, preso da un'irresistibile voglia di dare impulso all'Università che gli conserva la cattedra.

Al giro di boia di metà novembre e dopo la Conferenza dei Servizi di giovedì 10, le posizioni sono chiare. Il Movimento di Raggi e Berdini si prepara all'ostruzionismo silenzioso guadagnando quanto più po' tempo prezioso sulla scadenza dell'approvazione della “variante” al Piano regolatore e smentendo la data “ex lege” del prossimo 16, quando cioè la Giunta dovrebbe adottare la “variante” per approvarla definitivamente entro il 17 dicembre. Scrive il Comune: “Noi rispetteremo i 90 giorni di tempo che ci sono stati assegnati: la data del 17 dicembre è completamente sbagliata, noi abbiamo tempo per decidere fino al 3 febbraio”. La Regione replica spiegando che la data è un impegno assunto dalla dirigente del Comune presente alla Conferenza dei Servizi”.

Chiacchiere e tecnicismo urbanisti, liturgie amministrative che nascondono la volontà del Comune di mettersi di traverso non sull'opera (dove nulla può per via della legge sugli stadi) nel suo complesso ma sulla localizzazzione e cioè su Tor di Valle. Nelle segrete riunioni dei sub parlamentini che fanno finta di assistere e consigliare Paolo Berdini, circolano sempre con più forza due ipotesi di localizzazione: quella del Flaminio per rendere giustizia al principio del “basta cemento e sì alle ristrutturazioni” e che ha costituito l'ossatura della campagna elettorale; e quella invece più cara a Berdini di aggiungere il Nuovo Stadio nel progetto di recupero delle Vele di Calatrava a Tor Vergata. E se il Flaminio appare subito come una follia urbanistica destinata a devastare definitivamente gli assetti dei Parioli e della buca di viale Tiziano dove già insiste l'Auditorium, convincere James Pallotta e la società Euronova ad abbandonare gli investimenti progettuali fatti per Tor di Valle sembra un'operazione impossibile, oltre che una follia.

In ogni caso il Comune sta forzando la mano e la Regione ha detto no. Il sempre prudente assessore Michele Civita, ha abbandonato ogni indugio e ha riassunto con lucidità le posizioni in campo: "La Regione ha una funzione descritta anche dalla legge sugli stadi. Il progetto arriva in Regione che è competente se c'è una variante urbanistica. Alla Raggi abbiamo detto: se pensi sia uno scempio vai in consiglio comunale e chiudi la partita. Questo non è stato fatto, su altre questioni sono state fatte delle modifiche, sullo stadio della Roma no. Di conseguenza, è partita la Conferenza dei Servizi. Ora serve la delibera del Comune. Ovviamente questa delibera deve essere coerente con quello di cui si è discusso. Se si pensa che il progetto sia uno scempio il Comune di Roma ha il dovere di fermare questo iter. Se invece pensa che si possa migliorare il progetto allora deve lavorare nella Conferenza dei Servizi, che sta lavorando abbastanza bene. Cosa succederà? Vediamo, dipende molto dalla volontà politica del Comune. Noi dobbiamo dare certezza dei sì e dei no a chi vuole investire a Roma. Se noi abbiamo il più grande porto del Mediterraneo, che dà sicurezza e lavoro, è per gli interventi che abbiamo fatto. I soldi pubblici non sempre sono stati buttati però dobbiamo essere seri con chi vuole investire”

E se il Comune non ha ben chiara la posizione della Regione, Civita l'ha riepilogata chiaramente, riferendosi alla segreta volontà del Comune di dire sì allo Stadio senza le cubature necessarie alla sua sostenibilità economica: “Solo lo stadio li non va bene. Il nostro interesse è portare strade e infrastrutture dove prima non ci stavano. Lo stadio da solo non conviene”.

Per gli appassionati dell'iter c'è da registrare il cambio di volontà del Comune: no al prolungamento della linea B della metropolitana e sì al potenziamento della Roma-Lido con l'acquisto di nuovi treni.

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