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Roma
Stadio Roma, Raggi e il mistero Tor di Valle: “Lei dietro i documenti segreti”

di Cristina Grancio *

Un binomio indissolubile lega il sindaco Raggi e lo stadio della Roma, la riservatezza.

All’ultima mia richiesta di visione ed estrazione di copia di un documento, una nota del sindaco ha deciso che dovesse essere riservato, talmente riservato che nel sistema informatico del protocollo del Capo di Gabinetto, dal quale è partita la nota RA 10782 del 22/02/2017, risulta che la stessa sia riservata, talmente riservata, dirà il funzionario che ha ricevuto il mio accesso agli atti, che proprio non c’è.

La prima domanda che pongo al sindaco è: possibile che possa avere caratteri di riservatezza un documento citato su un atto pubblico come una Memoria di Giunta?

Il sindaco non è nuovo a questo atteggiamento di riservatezza che sconfina nella segretezza in materia degli atti che riguardano lo stadio della Roma, salvo scoprire poi che contengono notizie che smentiscono le motivazioni delle posizioni prese da questa Giunta, vedi il parere dell’avvocatura ai quesiti da me posti e sottoscritti dal sindaco stesso, che avrebbero permesso di annullare la delibera Marino. Ma perché è cosi importante questa nota? Cerchiamo di capire insieme.

Il giorno 22 febbraio 2017, mentre ancora le trattative con la Roma non erano state chiuse e tutti noi consiglieri eravamo in attesa del parere dell’Avvocatura; mentre Beppe Grillo presenziava sul “palco” del Campidoglio per comunicare urbi te orbi che lo stadio non doveva essere fatto a Tor di Valle; mentre Repubblica.it riportava “il fronte del no incassava un ultimo parere dell'avvocatura capitolina, che avrebbe permesso al Movimento di annullare la delibera voluta da Marino, senza il rischio di rivalsa da parte della Roma” - modalità che oggi si ripetono con la Convenzione Urbanistica, di cui è in possesso la stampa ma non i consiglieri -; il Sindaco, invece, scriveva una nota che probabilmente permetteva al dipartimento di urbanistica di dare comunicazione di avvio del procedimento amministrativo alla società proponente che cosi recita: “con nota prot. QI 35727 del 27 febbraio 2017, prende[va] atto della nota del Sindaco di Roma Capitale prot. RA 10782 del 22/02/2017, comunica[va] alla Società Eurnova Srl, ai sensi dell’art. 7 della legge 241/1990 e ss. mm. ii., l’avvio del procedimento di verifica/ridefinizione dell’interesse pubblico dichiarato con Deliberazione di Assemblea Capitolina n. 132/2014 [...]”.

All’incertezza dei consiglieri in ragione della mancanza degli strumenti di supporto, necessari a maturare una piena consapevolezza, quali il parere dell’Avvocatura, seguiva da contraltare la sicurezza del Sindaco che due giorni prima aveva prodotto una nota che sembrerebbe aprire le porte a quella che sarà la futura delibera del giugno seguente sul Nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle. Già di per se pare audace che l'amministrazione si spinga ad impegnarsi col proponente sulla base di una nota, ma se non si riesce ad averla, forse dovremmo ipotizzare che l'amministrazione abbia agito a seguito di un comunicato fatto dalla stampa? O di una riunione di maggioranza? O peggio ancora di sua spontanea iniziativa? A chi e a cosa serviva quella nota? E perché arriva proprio in quel momento?

La risposta la si rinviene nella stessa memoria di giunta (Prot. QI8352 dell'11/5/2017) che ci dice che il 3 marzo 2017 sarebbe stata l’ultima seduta della Conferenza dei Servizi e nel contempo la sua conclusione. La nota serviva forse all’amministrazione per produrre un atto utile per chiedere la proroga dei termini di chiusura della Conferenza dei Servizi? Proroga che sarà, infatti, concessa dalla Presidente della Conferenza dei Servizi proprio a seguito della nota del PAU che sua volta ha preso atto della nota del sindaco? Perché il sindaco ha fatto quella nota riservata al PAU? Cosa c’era scritto di riservato che non è dato leggere? Con chi si è confrontata?

Quel giorno in Campidoglio c’era tutta la task force del Movimento nazionale e, in serata, Beppe Grillo rientrando all'hotel Forum ai microfoni del Tg2 ritorna sull'argomento stadio e dice: "Con i consiglieri M5S non ne abbiamo parlato", ma "nessuno è contrario, se c'è una discussione è sulla collocazione, sulla zona... Lì c'è un rischio idrogeologico, dunque c'è una discussione su dove farlo" ma poi "decideranno giunta e sindaco. Nessuno dice di no. Noi diciamo di sì allo stadio, ma da qualche parte che non sia quella, perché c'è un rischio idrogeologico è meglio farlo in una zona che non esonda" (sempre dall’articolo di Giovanna Vitale per Repubblica del 22 febbraio).

Sta di fatto che ora c’è un atto che sembra essere in pieno contrasto con le modalità di agire che apparentemente si volevano far credere e cioè che le scelte erano condivise col gruppo di maggioranza. In tempi in cui è obbligo usare le maschere, in materia di stadio sarebbe preferibile che il sindaco gettasse quella sulla riservatezza.

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo Misto

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