Stadio Roma, nuovi testimoni sul “sistema Parnasi”: sfila Claudio Toti
I magistrati vogliono chiarire i legami tra Marcello De Vito, ex presidente dell’Assemblea Capitolina, e il costruttore Luca Parnasi
Continuano le udienze al Tribunale penale di Roma per far luce sul “sistema Parnasi”. Così è stato ribattezzato dai magistrati il modus operandi del costruttore romano per realizzare il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.
Oggi saranno ascoltati nuovi testimoni per il maxi processo, tra questi il costruttore Claudio Toti e due militari della Guardia di Finanza. Tre i filoni d’inchiesta. Il principale vede imputati l'imprenditore Luca Parnasi e altre 11 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito. Il secondo, invece, vede imputati il presidente dell'Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, arrestato nel marzo dello scorso anno e tornato in libertà lo scorso novembre, e l'avvocato Camillo Mezzacapo. E infine, nel terzo, sono coinvolti l’ex presidente di Acea Luca Lanzalone e l’ex commissario straordinario dell'Ipa, l'ente di previdenza dei dipendenti capitolini, Fabio Serini.
Marcello De Vito, il “mercificatore della funzione pubblica”
È passato alla storia del Movimento Cinque Stelle come il primo esponente arrestato per corruzione. Il 20 marzo del 2019 i carabinieri irrompono nella sua abitazione in via dei Selci, nel quartiere Monti, perquisendo l’appartamento e portandolo in carcere. L’accusa? Marcello De Vito avrebbe incassato, direttamente o indirettamente, delle elargizioni dal costruttore Luca Parnasi e, in cambio, avrebbe promesso di favorire il progetto collegato allo stadio della Roma. Quanto avrebbe ricevuto? Versamenti per 230 mila euro. Mentre altri 160 mila gli sarebbero stati promessi secondo l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalle pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli. Per il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio “ciò che emerge è un insulto a ognuno di noi”. De Vito viene espulso e decide di passare a Forza Italia.
Il 6 aprile i giudici del tribunale del Riesame di Roma confermano il carcere per l’allora presidente dell'Assemblea capitolina. “Agisce barattando il suo ruolo – si legge nelle motivazioni del provvedimento –, operando in maniera tale da funzionalizzare i propri poteri agli interessi dei privati, mostrando una elevata capacità di incidere ed indirizzare gli atti espressione di uffici formalmente diversi dal proprio". Per i magistrati compie un’attività “di mercificazione della pubblica funzione”, in particolare usando “schemi che appaiono collaudati e sicuri". Dopo tre mesi di carcere, De Vito ottiene i domiciliari. Ma il 2 luglio del 2020 viene rinviato a giudizio. E ora si trova a doversi difendere davanti al Tribunale.
Avvocato, dice di sé di aver “sviluppato una notevole esperienza nel settore degli Appalti Pubblici, sia in ambito civile, sia in ambito amministrativo”. Nasce il 23 luglio del 1974, nel pieno della “strategia della tensione”, e oggi ha 47 anni. Candidato sindaco nel 2013, poi sconfitto da Marino, alle elezioni capitoline del 2016 fa il pieno di preferenze: oltre seimila. Non poche. Tant’è che quando si parla di possibili dimissioni della prima cittadina Virginia Raggi per le inchieste che la coinvolgono, il suo nome circola come quello di possibile sostituto.
Luca Parnasi, l’imprenditore che ha “pagato tutti i partiti”
“Ho pagato tutti i partiti”. Risponde così ai magistrati che lo interrogano lo scorso 27 giugno del 2018 nell’ambito dell'inchiesta "Stadio Capitale" l’immobiliarista Luca Parnasi. Ammette dunque di avere elargito denaro: dazioni fatte per un tornaconto personale, per accreditarsi, per avere rapporti con gli esponenti politici delle diverse fazioni. Della natura, lecita o illecita, dovrà però occuparsi il Tribunale.
Tifoso della Roma, classe 77, Luca Parnasi segue le orme del padre Sandro, che già dagli anni ‘40 costruisce palazzi nella Capitale. Nel 2010, il giovane inaugura la torre Eurosky dell'Eur, dove ha casa anche Francesco Totti. Vuole prendere parte a grandi progetti, vuole lo stadio della Roma. Ma gli affari non vanno come previsto. L’allora capogruppo della famiglia, Parsitalia, comincia ad accumulare debiti. L’anno peggiore è il 2015, quando il passivo tocca 283 milioni di euro. A Parnasi rimane Eurnova, che nel luglio del 2013 aveva acquistato il terreno dove c'era l'ippodromo Tor di Valle. E, con l'aiuto di consulenti (tra i quali KPMG e Protos) nel 2014 aveva presentato il progetto per lo stadio della Roma. Ma nella realizzazione ci sono alcune ombre, su cui la procura indaga.
Il 13 giugno 2018 viene arrestato. È "una corruzione sistemica e pulviscolare" quella scoperta dalla procura capitolina. Per i pm l'immobiliarista avrebbe elargito soldi in contanti e promesse di assunzioni e consulenze come tangenti. Come De Vito, anche Parnasi viene rinviato a giudizio. È accusato di aver finanziato la politica per anni con lo scopo di agevolazioni in appalti pubblici. La prima udienza si tiene il 21 dicembre davanti all’ottava sezione del Tribunale di Roma. Oggi un nuovo capitolo.
(Alessandro Rosi)
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