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Roma
Stipendi da fame all'Auditorium. “Altro che cultura, si annientano i diritti”

Stipendi già bassi dimezzati e annullamento dei diritti: in sciopero il personale di accoglienza e guardiania non armata dell’Auditorium di Roma. Non vuole accettare il dimezzamento degli stipendi.

 

Sono laureati, parlano più lingue ma guadagnano da 600 a 1100 euro netti al mese: si tratta di quei giovani che svolgono servizio di accoglienza e informazione durante gli spettacoli e i concerti, in cambio di uno stipendio da sostentamento.

L’Azienda che ha vinto il nuovo appalto, la Rear, la stessa che ha scatenato le ire del regista Ken Loach, è riuscita nell’impresa presentando il prezzo più basso che ora cerca di far pagare ai lavoratori. Infatti per il subentro ha proposto di dimezzare gli stipendi e peggiorare le condizioni di lavoro. Insomma questi giovani lavoratori dovrebbero accettare di passare da stipendi di sostentamento a stipendi da fame.La società in fase di cambio appalto ha presentato ai lavoratori una lettera di assunzione che prevede, come spiega un comunicato della Cgil: il taglio del 50% dei parametri orari attualmente in essere; la mancata applicazione di qualsivoglia contratto nazionale di lavoro; l’annullamento della 14a mensilità; l’abbattimento dei permessi retribuiti a 32 ore, rispetto alle attuali 72; la paga orario di 8 euro passerebbe a poco piu di 5.

“Ci chiediamo - dice Francesca Betti una delle lavoratrici - come credono si possa vivere con quel compenso, e se può dirsi lavoro un impiego che è pagato meno di un assegno sociale. Questa roba non è accettabile e le istituzioni devono farsi carico del nostro problema, della nostra vita”. Non si capisce come i soci della Fondazione Auditorium - Comune di Roma, Camera di Commercio, Provincia di Roma, Regione Lazio - che produce cultura e che si dichiara eticamente giusta, permetta alle aziende di comportarsi in questo modo, svilendo il lavoro, abbassando i salari e togliendo diritti conquistati con anni di contrattazione. Abbiamo dichiarato lo stato d'agitazione e faremo azioni di lotta sindacale a tutela dei diritti di tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti.

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