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Roma
Stop del Comune allo sgombero dell'Angelo Mai. Bergamo: “Non ne sapevo nulla”

Stop allo sgombero dell'”Angelo Mai”. L'assessore alla Cultura Luca Bergamo blocca la chiusura dello spazio culturale indipendente.

 

Il Campidoglio ha dato ascolto agli attivisti e ha rinviato l'apposizione dei sigilli al  laboratorio di sperimentazione artistica che sorge nei pressi delle Terme di Caracalla.

"Ringrazio il Dipartimento Patrimonio che ha preso atto delle motivazioni per cui avevo avanzato una richiesta di sospendere lo sgombero dell’Angelo Mai e ne ha disposto il differimento. L’Angelo Mai e altre esperienze simili in città sono importanti per la loro offerta culturale, per il patrimonio di relazioni umane e sociali che consentono di realizzare e per il presidio sul territorio che la loro presenza in molti casi assicura", ha commentato Bergamo.

Il vicesindaco ha ammesso di aver saputo dello sgombero dai giornali e di non esserne stato avvisato preventivamente da chi di dovere.

Lo stabile, da anni punto di riferimento per compagnie teatrali internazionali e nazionali, ha lanciato dalla mattinata di venerdì l’allarme tramite il proprio profilo Facebook, chiamando a raccolta gli attivisti contro l’ennesima chiusura.

"Questa mattina per la terza volta in 14 anni l’Angelo Mai viene sgomberato dal Comune di Roma. Non si tratta di una vicenda penale questa volta, di un’inventata storia criminale, ma di pura burocrazia - denuncia in un nota l'ufficio stampa dell'Angelo Mai - Ancora una volta nessuno all’Assessorato alla Cultura ne sapeva nulla. Eppure nell’ultimo periodo sembrava che qualcosa rispetto agli spazi si muovesse. Per questo il sequestro di oggi è sorprendente oltre che gravissimo. Nonostante l’adozione di atti amministrativi con i quali si disponeva un ripensamento dell’intera vicenda degli immobili di proprietà comunale destinati ad uso sociale, sulla base delle sentenze della Corte dei Conti e in attesa del nuovo regolamento, nonostante tutto questo oggi senza alcun preavviso Comune di Roma e Polizia Municipale si sono presentati per sgomberare un luogo assegnato".

"Chiediamo di differire l’esecuzione del provvedimento in attesa di una pronunzia del Tar in via d’urgenza – avevano proseguito gli attivisti prima della decisione del Campidoglio - Chiediamo di non interrompere le nostre attività non da qui a poco ma da qui ad anni ed anni perché l’equazione tra arte e illegalità fallisce e non può trovare nessuna legittimazione politica né qui né altrove. Chiediamo che una volta per tutte agli spazi culturali e sociali di questa città venga riconosciuto il diritto ad esistere e non solo a resistere. In questa città lacerata e offesa, simbolo di un paese moribondo e suicida, l’Angelo Mai è un luogo indispensabile e irrinunciabile. Non chiuderemo 'Mai', sia chiaro".

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