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Roma
Termovalorizzatore, è giallo: il Tar mette in standby i 6 ricorsi dei comitatI

Era attesa per oggi, mercoledì 5 luglio. Ma i giudici del Tar hanno messo in standby la sentenza sul termovalorizzatore. I sei ricorsi, i problemi legati all'ambiente che contrastano con quelli legati al decoro.

Il Giubileo che rischia di sbattere sui cumuli di rifiuti in città. E, non meno trascurabile, le lobby di potere legate alla realizzazione e gestione dell'impianto stanno creando un vespaio che rischia di minare persino la stabilità della Giunta Gualtieri.

Udienza infuocata

Nella mattina di oggi, quindi, si è svolta l’udienza di merito sui ricorsi presentati dai sindaci dell'area metropolitana e, in particolare, di Albano, Massimiliano Borelli e Ardea, Maurizio Cremonini. Poi dal Forum ambientalista, che rappresenta le associazioni del territorio riunite nella Rete tutela Roma Sud, dal Comitato "No inceneritore a Santa Palomba" e dalle aziende agricole del territorio. Il giudice Leonardo Spagnoletti, presidente della quinta sezione del Tar del Lazio, si è riservato di decidere sulle eccezioni e sulla sentenza. Sono passati sei mesi circa, dalla presentazione dei ricorsi alla chiusura del procedimento, in vista della sentenza di primo grado, che costituiscono una eccezionale velocità dovuta al convincimento di essere "in presenza di un serio provvedimento destinato ad incidere sul ciclo dei rifiuti di questa città" ha detto il giudice Spagnoletti, spiegando l'applicazione del rito non ordinario, come è stato definito in aula.

Iter veloce

Sul caso del termovalorizzatore sin da subito, vista la delicatezza dell'argomento, è stata data massima priorità surclassando degli iter che vedono il Tribunale amministrativo del Lazio come i più lenti d'Italia. Ora questo standby improvviso ha fatto accendere i riflettori e iniziato a far preoccupare un po' tutti a partire proprio dal Campidoglio che sulla questione rifiuti rischia di schiantarsi come la Concordia al Giglio. La tempistica accelerata "è un segnale positivo per tutti" ha detto l'avvocato Antonino Galletti, legale delle associazioni Italia Nostra, No Discariche e Uniti per la Salvaguardia del territorio. 

Anche la Raggi in Aula

In aula era presente anche l'ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che come tutto il Movimento 5 Stelle, è storicamente contraria all'inceneritore. Tra gli argomenti su cui si è focalizzata la difesa dei ricorrenti è la competenza del Commissario di governo per il Giubileo del 2025, mentre l’inceneritore sarà costruito dopo tale scadenza. Un conferimento" quello del commissariamento per il giubileo "che viene ritenuto illegittimo perché - ha aggiunto Raggi - senza una dichiarazione di emergenza, viene comunque istituito un commissario per il Giubileo che ci sarà nel 2025, quando termovalorizzatore entra in funzione nel 2026". Tradoitto: inutile usare lo scudo giubilare visto che l'impianto potrebbe esser operativo ad Anno Santo concluso.

Traballa anche Acea

Un'altra pedina chiave, che rischia grosso in questa vicenda, è proprio la multiutility capitolina visto che l'intero pacchetto dovrebbe esser gestito dalla cordata Acea con il cavalier Francesco Gaetano Caltagirone in prima linea per sfruttare gli introiti multimilionari legati al tema dei rifiuti. Prorpio in questa direzione da mesi i giornali controllati da Caltagirone stanno facendo un tifo sfegatato per la realizzazione dell'impianto. E su questo tema le associazioni dichiarano battaglia. L'avvocato Giuseppe Libutti - che insieme ai colleghi Antonello Ciervo e Michele Trotta, sostengono le parti del "Comitato No inceneritore a Santa Palomba" che ha fatto ricorso insieme ad altre associazioni ambientaliste del territorio - ha contestato il rito adottato. I legali sostengono che "è importante che non si ingeneri un illegittimo affidamento a terzi del bando di gara per la realizzazione dell'impianto, è importante che la decisione presa sia conforme al diritto comunitario e che sia coerente con quanto stabilito in procedimenti simili dalla Corte Costituzionale".

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