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Roma
Termovalorizzatore: il no di Zingaretti affonda Gualtieri. La marmellata Pd

Nicola Zingaretti, nel presentare il rapporto di fine mandato a poche ore dalle sue dimissioni, ci ha tenuto a ribadire che la Regione da lui guidata non ha mai autorizzato il termovalorizzatore e mai lo autorizzerà. Insomma un tentativo maldestro di salvare l’alleanza con il Movimento 5 Stelle per le Regionali, dal momento che Giuseppe Conte aveva dichiarato che il termovalorizzatore è come un macigno che li separa dal Pd.

Ma Zingaretti non può non aver calcolato che così avrebbe smentito clamorosamente il Sindaco di Roma Gualtieri che è favorevole all’impianto, anche se in campagna elettorale aveva detto di no probabilmente per non litigare con il Presidente della Regione.

È superficiale poi la motivazione di Zingaretti, che la Regione non avrebbe nessuna competenza nella decisione presa da Gualtieri di fare il termovalorizzatore con i poteri conferitogli come commissario del Governo per il Giubileo.

Zingaretti commissariato sui rifiuti

Non è così ed è grave che il Presidente della Regione faccia finta di non saperlo. La sua decisione di non prevedere nel piano rifiuti del 2020 il termovalorizzatore a Roma ha obbligato il governo Draghi a togliere alla Regione la competenza legislativa sulla gestione dei rifiuti su Roma Capitale, per inadempienza, e ad affidarla al commissario del Giubileo Gualtieri.

Tradotto significa che il termovalorizzatore avrebbe dovuto prevederlo Zingaretti nel Piano rifiuti, siccome non lo ha fatto il Governo Draghi si è assunta la responsabilità di farlo, commissariando la Regione e dando i poteri a Gualtieri per fare su Roma quello che non è stato capace di fare il Presidente della Regione Lazio.

Lo zar Nicola si sarebe dovuto dimettere all'inizio della scorsa estate

Una cosa grave che avrebbe dovuto comportare le immediate dimissioni di Zingaretti per incapacità. E proprio la decisione del governo Draghi di dotare Roma di un impianto, che hanno tutte le grandi capitali europee, è stato il casus belli che i 5 Stelle hanno usato per far cadere Draghi.

Non so cosa abbia raccontato Zingaretti in questa ennesima conferenza stampa ma in dieci anni di amministrazione ha desertificato l’impiantistica regionale che era presente nel Lazio per la gestione dei rifiuti. Ha chiuso impianti esistenti, il termovalorizzatore di Colleferro, ha cancellato dal piano quello di Albano e di Malagrotta, ha chiuso tutte le discariche e non ha costruito gli impianti autorizzati.

Ora Gualtieri prenda le distanze da quel Pd che ha trascinato Roma nell'emergenza

Contro il termovalorizzatore ha fatto una battaglia ideologica e demagogica dimostrando di essere più grillino degli stessi 5 stelle e porta per intero la responsabilità dell’emergenza dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Gualtieri fa bene a difendere il termovalorizzatore e ad attaccare Conte e i stelle ma dovrebbe essere onesto intellettualmente e prendere nettamente le distanze dal Pd di Zingaretti, altrimenti non è credibile. Così, come quei dirigenti del Pd che sostengono la tesi del termovalorizzatore devono decidere da che parte stare, non puoi tenere insieme tutto e il contrario di tutto.

D'Amato e Gualtieri: l'asse è possibile

Anche Alessio D’amato, che ha lanciato la sua candidatura alla Presidenza della Regione, dopo aver fatto oggettivamente una ottima campagna di vaccinazione sul covid ed essersi mosso con bravura per combattere la pandemia, quando dice no ai 5 Stelle perché non vogliono il termovalorizzatore dovrebbe poi essere conseguente e prendere le distanze dal Pd di Zingaretti, per lo stesso motivo, e chiedere il sostegno solo a quella parte del Pd che sostiene Gualtieri.

Calenda vuole il termovalorizzatore ma abbraccia il Pd

Allo stesso modo Calenda che ha fatto del termovalorizzatore il tema principale di battaglia della sua campagna elettorale a Roma non può dire no al Movimento 5 stelle e poi chiedere il sostegno al Pd di Zingaretti, che è il vero responsabile della mancanza dell’impianto a Roma.

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