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Roma
Termovalorizzatore Roma, l'ex ministro Edo Ronchi scomunica il Pd romano

Edo Ronchi, storico ministro dell'ambiente nei Governi Prodi 1 e D'Alema 1 e 2, spezza il fronte del Pd sul Termovalorizzatore di Roma. “Serve un prpgetto complessivo e poi valutare quale tecnologia”.

In prima linea dal '96 al 2000 contro il benzene e gli inquinanti atmosferici, da presidente della fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sostiene l'esigenza di un impianto romano per i rifiuti ma insieme ad un programma di misure su tutti gli aspetti della produzione e gestione dei rifiuti, con una valutazione, più attenta e fondata, della quantità da smaltire e della tecnologia da impiegare".

Scrive Ronchi: "Un inceneritore per la città metropolitana di Roma serve, con una dimensione da valutare attentamente, e, soprattutto, insieme ad un programma di misure concrete per la prevenzione, l'aumento delle raccolte differenziate e il riciclo".

I rifiuti di Roma e provincia: lo stato dell'arte

E spiega numeri alla mano la realtà di Roma e della sua provincia: “La città metropolitana di Roma (la provincia) ha 4,2 milioni di abitanti e ha prodotto, nel 2020, 2.158.000 tonnellate di rifiuti. Nel 2021 la produzione dei rifiuti è aumentata a circa 2.250.000 (stima non definitiva). La raccolta differenziata è molto bassa e non cresce: è al 50,4% pari a 1.089.000 tonnellate. Lo scarto da smaltire dalle raccolte differenziate è il 13 /14 % - spiega - il residuo delle attività di riciclo da smaltire (varia con la tipologia, il più consistente è quello delle plastiche miste), in peso non è meno del 10% del rifiuto avviato al riciclo. Quindi, fra impurità delle raccolte differenziate e scarti da riciclo abbiamo almeno 200-230mila tonnellate da smaltire".

Pescando tra i dati Ispra e il piano rifiuti della Regione Lazio, Ronchi prosegue: “ "Restano poi i rifiuti che residuano dagli impianti di trattamento, meccanico e meccanico-biologico, dei rifiuti indifferenziati. Almeno la metà dei rifiuti indifferenziati escono dagli impianti di trattamento o come 'secco', da avviare al recupero energetico, o come rifiuto da smaltire: non meno di altre 4-500mila tonnellate complessivamente. In provincia di Roma non ci sono inceneritori e le discariche (Colleferro e Civitavecchia) sono ormai quasi esaurite. Questi sono i fatti e i numeri di partenza", chiarisce.

Termvalorizzatore o gassificatore?

La concusione dell'ex ministro per l'Ambiente è chiara: “In questa popolosa provincia con una consistente produzione di rifiuti, la quota residuale dei rifiuti da smaltire rimarrebbe consistente anche se le misure per ridurla avessero successo. E siccome nessuno la può far sparire, restano solo alcune soluzioni: o va smaltita altrove, in altre regioni o all'estero, oppure vanno aperte nuove discariche oppure si ricorre ad un inceneritore. Spostare altrove il problema non è mai una soluzione e le discariche, per preciso indirizzo normativo europeo, vanno ridotte al minimo, non oltre il 10% del rifiuto prodotto. Se si fanno le cose per bene la quota da smaltire può essere meno delle 600mila tonnellate previste dall'inceneritore proposto ma resta una quantità rilevante, da definire con analisi precise e definendo nuove misure e valutando gli impatti delle misure adottate. Quindi, un inceneritore per la Provincia di Roma, data la grande quantità di rifiuti prodotta, serve, ma solo insieme ad un programma di misure su tutti gli aspetti della produzione e gestione dei rifiuti, con una valutazione, più attenta e fondata, della quantità da smaltire e della tecnologia da impiegare".

Considerando che il Piano rifiuti porta la firma della Regione Lazio con Zingaretti al suo secondo mandato e che il termovalorizzatore è un progetto firmato da Gualtieri, l'analisi di Ronchi equivale a una vera scomunica.

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