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Roma
Tortora, il caso che ha inghiottito un uomo torna in ebook con Kepler

di Claudio Roma

Enzo Tortora, giornalista e conduttore televisivo con picchi di ascolti da venti milioni di telespettatori, viene arrestato nella sua camera d'albergo a Roma e condotto alcune ore dopo in manette nel carcere di Regina Coeli, tra due ali di fotografi e di curiosi che lo insultano.

È un caso giudiziario destinato a inghiottire la vita di un uomo quello che comincia alle quattro del mattino del 17 giugno 1983. La notizia attraversa le redazioni dei quotidiani italiani come un fulmine, sono in parecchi ad esultare. Tortora è accusato da alcuni "pentiti" di essere uno spacciatore di droga e un camorrista. L'Italia è sbigottita: il presentatore mite, l'uomo che è stato l'inventore ante litteram di decine di format televisivi con la sua trasmissione “Portobello”, dove faceva incontrare persone disperse dagli eventi dalla vita oppure offriva un palcoscenico a inventori strambi, sarebbe stato un “cinico spacciatore di morte”.

A inchiodarlo le dichiarazioni di alcuni pittoreschi personaggi come Giovanni Melluso soprannominato “Gianni il bello”, un sedicente pittore già pregiudicato per truffa e calunnia (tale Giuseppe Margutti) e sua moglie che addirittura affermarono di aver visto Tortora che vendeva droga nel back stage di un'emittente televisiva milanese. Diciannove sono i pentiti che alla fine si uniranno al coro senza nessun altro riscontro che quello di un'agenda ritrovata nell'abitazione di un camorrista con scritto sopra un nome che sembrerebbe quello del presentatore, ma che una successiva perizia calligrafica smentì completamente. Il nome era un altro e anche il numero di telefono non coincideva. È l'inizio della discesa agli inferi di Tortora che passa attraverso i carceri di mezza Italia. Tortora si accorge dell'esistenza di un “mondo di sotto” , dove non valgono le regole del vivere civile. La “fogna carceraria” che invece di redimere è di fatto un'università del crimine. Si entra per un furtarello e si esce criminali laureati. Tortora viene condannato il primo grado alla pena di dieci anni di reclusione esclusivamente sulle dichiarazioni dei pentiti, senza che alcun riscontro venga mai effettuato. Aderisce al Partito Radicale per unirsi alla loro battaglia per una “giustizia giusta”, si candida nelle loro fila e viene eletto al Parlamento Europeo senza mai però sfuggire ai suoi giudici. La sua odissea durerà tre anni. Riuscirà a tornare in video nel 1987 ma intanto qualcosa si è incrinato irreparabilmente nel suo stato di salute.

Nel 2008 il giornalista Vittorio Pezzuto ha firmato una biografia fondamentale di Tortora per la storia del giornalismo e per la critica del sistema giudiziario del nostro Paese: "Applausi e sputi. Le due vite di Enzo Tortora". Pubblicato da Sperling&Kupfer, il volume era da tempo esaurito nella versione cartacea e “desaparecido” dalle librerie. Nonostante tre edizioni, migliaia di copie vendute e una trasposizione televisiva di grande successo (con una miniserie su Rai Uno diretta e interpretata da Ricky Tognazzi) l'editore aveva infatti inspiegabilmente deciso di non continuare a ristamparlo. Molti si sono visti così costretti a passarselo clandestinamente di mano in mano in fotocopia mentre gli ultimi esemplari venivano battuti all'asta sulla Rete. Ora il testo resuscita in formato E Book per la Kepler Edizioni, casa editrice specializzata - tra l'altro - nel recupero di testi rari e introvabili abbandonati dal "mainstream" editoriale italiano.

"Applausi e sputi" ricostruisce accuratamente la grande carriera giornalistica e televisiva di Enzo Tortora, così come la caduta nel baratro di un'accusa che distruggerà completamente la vita del conduttore. Come è potuto accadere? Che destino hanno avuto i magistrati che hanno sbattuto Tortora in cella? Com'era l'Italia di quegli anni, gli ultimi del predominio assoluto della Rai tv? Il lavoro di ricostruzione della vicenda viene svolto dall'autore tra migliaia di pagine di documenti, fotografie, ore di trasmissioni televisive. Sono passati più di trent'anni ma il Caso Tortora è una ferita ancora aperta, una tragedia che non può essere dimenticata.

APPLAUSI E SPUTI IN EDIZIONE DIGITALE

 

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