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Roma
Ucciso in casa dal padre della fidanzata. Soccorsi lenti: l'accusa

Marco Vannini, il giovane morto dopo essere stato colpito da un proiettile sparato dal padre della sua fidanzata, avrebbe potuto salvarsi se fosse stato soccorso tempestivamente.

 

E' quanto sostenuto dai consulenti della procura, il medico legale Luigi Cipolloni e dal cardiologo Carlo Gaudio, ascoltati oggi in aula davanti ai giudici della Corte d'Assise di Roma. Per la morte di Marco Vannini sono finiti a processo con l'accusa di concorso in omicidio Antonio Ciontoli, i suoi due figli Martina e Federico, e sua moglie Maria Pezzillo. Viola Giorgini, fidanzata di Federico è invece accusata di omissione di soccorso. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, i cinque imputati erano presenti all'interno della casa della famiglia Ciontoli nel momento in cui Marco è stato raggiunto dal colpo di pistola. I soccorsi, quella notte, vennero chiamati con ritardo dai Ciontoli, per giunta senza spiegare che il ragazzo era rimasto ferito da un colpo d'arma da fuoco. La versione offerta ai sanitari, fino alla confessione di Antonio Ciontoli, era quella di un incidente in bagno con un pettine appuntito.

 

Morì a casa della fidanzata. "A processo tutta la famiglia"

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