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Roma
Usura ed estorsione: milioni riciclati nei ristoranti di Roma: 23 arresti

Usura ed estorsione e come accade sempre più spesso il flusso di denaro veniva impiegato per l'acquisto a Roma di ristoranti, pizzerie, tavola calda e sale slot per essere riciclato.


Nelle province di Roma, Napoli, Milano e Pescara, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, nel corso di una operazione condotta anche con la partecipazione dei Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma su richiesta della locale DDA, nei confronti di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di appartenere a due distinte associazioni per delinquere finalizzate all’estorsione, l’usura, il riciclaggio, l’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, e il fraudolento trasferimento di beni o valori.


Decine le perquisizioni, tuttora in corso, e un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica – DDA di Roma che i Carabinieri ed i Finanzieri stanno eseguendo con il sequestro di esercizi commerciali (bar, ristoranti, pizzerie e sale slot), immobili, rapporti finanziari/bancari, auto e moto, società, quote societarie.


La maxi-operazione scaturisce da un’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, convenzionalmente denominata “Babylonia”, riguardante due sodalizi criminali in vertiginosa crescita sul territorio capitolino, con base a Roma e Monterotondo (RM).

Il primo gruppo criminale è riconducibile a Gaetano Vitagliano, personaggio di spicco nel settore del narcotraffico internazionale con fatturati illeciti da capogiro e contiguo al clan camorrista degli Amato-Pagano, operante a Nord di Napoli.
Vitagliano, detto “Nino”, è uscito di carcere nel 2011 dopo aver scontato la pena di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti tra l’Olanda e l’Italia. Da quel momento, ha costruito un vero e proprio impero, creando attorno a sé un’articolata organizzazione criminale dedita al riciclaggio ed al consequenziale reimpiego di proventi illeciti.
Negli ultimi anni, il gruppo imprenditoriale ha ampliato in maniera esponenziale gli investimenti nel settore commerciale dell’esercizio di bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, sale slot e tabacchi, gestiti tramite numerose società intestate fraudolentemente a prestanome ed ai suoi prossimi congiunti.


Le indagini hanno certificato i rapporti di natura finanziaria, finalizzati al riciclaggio di denaro sporco, tra Vitagliano e Davide Siciliano, detto “Capitone”, noto esponente del clan camorristico Amato-Pagano, attualmente detenuto per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso.
Attraverso un’articolata manovra investigativa, consistita in intercettazioni, servizi dinamici sul territorio ed accertamenti bancari, è stato ricostruito il singolare modus operandi dell’organizzazione criminale. Vitagliano, sfruttando gli ingenti capitali accumulati col narcotraffico, ha acquisito numerosi locali a Roma e Milano creando società “fantasma”, utilizzate per ripulire il denaro.
II soldi venivano poi reimpiegati nel circuito legale tramite società create per la gestione degli esercizi commerciali, tutte fittiziamente intestate a terzi.
Utilizzando il medesimo stratagemma Vitagliano riciclava i proventi illeciti della famiglia Siciliano, da cui riceveva denaro “sporco” che restituiva dopo averlo ripulito mediante cambiali e assegni bancari.


Nel corso delle indagini è stato ricostruito un ulteriore complesso canale di riciclaggio. Vitagliano ha infatti immesso diversi milioni di euro di provenienza illecita in una società di Andrea Scanzani, imprenditore ritenuto appartenente al sodalizio, per la realizzazione di un’imponente opera edilizia nel Comune di Guidonia.
Scanzani ha poi riconosciuto a Vitagliano la titolarità di fatto di oltre decine di appartamenti tra i 200 edificati.
L’organizzazione criminale capeggiata da Giuseppe Cellamare, invece, risulta legata al gruppo Vitagliano proprio attraverso l’imprenditore Scanzani. Cellamare, elemento di spicco della Sacra Corona Unita, è responsabile di aver commissionato gravi delitti contro il patrimonio, realizzati a Monterotondo, tra i quali estorsioni ed usure realizzate con il metodo mafioso, e nel successivo impiego dei proventi illeciti in bar e sale giochi, fraudolentemente intestati a prestanome.

Oltre ai destinatari della misura cautelare, risultano indagati a piede libero altri 26 soggetti, tutti responsabili a vario titolo dei delitti fine delle associazioni capeggiate da Vitagliano e da Cellamare. Tra questi rientrano anche un notaio, tre commercialisti e altri dipendenti infedeli di banca.
Tra i locali sequestri rientrano anche gli storici bar “Mizzica!” di via di Catanzaro e di Piazza Acilia, acquisiti di recente dal gruppo Vitagliano, il locale “Macao” di via del Gazometro frequentato dai VIP della movida romana e la nota catena di bar “Babylon Cafe”, dalla quale l’indagine prende il nome.

 

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