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Roma
Via Pontina, inceneriti 80 pini monumentali: è un disastro ambientale

Via Pontina: tre giorni di paralisi totale, ottanta pini monumentali sacrificati sull'altare dell'inerzia; migliaia di automobilisti in trappola e milioni di litri di benzina e gasolio bruciati per tentare di spegnere un rogo che ha colto di sorpresa tutti.

E non è finita, perché al quarto giorno la strada che unisce Roma a Latina, passando per Pomezia e Aprilia è un gigante a metà: aperta da quest mattina solo la corsia in direzione Roma; per quella opposta, verso Latina bisognerà attendere l'ora di pranzo. Almeno così dicono i tecnici della società Astral, l'azienda di proprietà della Regione Lazio che, teoricamente, dovrebbe mantenere in ordine la strada. Beffata da un nuovo focolaio che alle 8 di questa mattina si è acceso proprio davanti al campo nomadi.

Eppure sono almeno 20 anni che in estate la via Pontina diventa un gigantesco focolaio di incendi, 10 anni in cui i vigili del Fuoco di Pomezia, Aprilia, Latina e Roma hanno collezionato centiana di interventi per spegnere il fuoco di sterpaglie che viene appiccato tra i campi incolti e abbandonati, con una particolare concentrazione intorno al chilometro 24, cioè Castel Romano dove accanto alla gigantesca città commerciale sorge l'insediamento del Campo Nomadi. Tutto a due passi da una Riserva Naturale e al confine con la riserva integrale del parco presidenziale di Castelporziano.

Ed è su questo ultimo anello di una "catena delle vergogna" che ci concentrerà l'inchiesta della Procura di Roma, affidata al procuratore aggiunto Lucia Lotti, che riceverà in giornata l'informativa della Guardia Forestale che da tre giorni assiste i Vigili del Fuoco nel tentativo prima di spegnere le decine di roghi, poi di trovare le cause di un disastro ambientale. Perché il rogo non è stato soltanto un dramma per gli automobilisti, ma ha cancellato le alberature monumentali di un tratto di strada. ha costretto vigili, Forestale e operai a tagliare piante che hanno oltre 60 anni, alcune delle quali risalenti al vecchio tracciato della via Pontina, quello realizzato dal Fascismo per collegare Roma a quell che si chiamava al tempo Littoria. Un patrimonio che è andato in fumo per la lentezza degli interventi e l'incapacità di prevenire il fenomeni degli incendi che si ripete ogni anno.

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