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Roma
Zingaretti come Dio: parla in terza persona. E minaccia Salvini e la Lega

Mascherine Gate alla Regione Lazio: la reazione alle accuse della Lega e di Fratelli d'Italia di aver perso per “distrazione” oltre 11 milioni di euro acquistando i dispositivi da una società di lampadine a led, svela il vero volto di Nicola Zingaretti che parla in prima persona solo quando loda la sua amministrazione per gli eventi positivi e, di fonte alle critiche, si comporta come Nostro Signore: parla in terza persona.

Anche se segretario del Pd, il partito che si confessa “democratico”, Nicola Zingaretti non riesce ad archiviare le sue origini da Giovane Comunista della Figc e, calpestando le regole del gentleman agreement della politica, tratta i suo i detrattori a suon di insulti.

E' accaduto ieri, giovedì 30 luglio. Salvini è in Senato per la vicenda Open Arms e il suo processo, quando nel suo intervento mena un fendente contr la Regione Lazio: "Se pensate di mettere paura a me, al centrodestra e al mio partito - ha tuonato il leader leghista in Aula - avete sbagliato persona e partito. E ogni riferimento al processo politico in Lombardia per una donazione, e al mancato processo nel Lazio, per 14 milioni di mascherine mai arrivate, è puramente voluto".

Apri cielo, il circo barnum che governa la comunicazione del presidente Nicola Zingaretti, risponde al fuoco politico con la tecnica del distanziamento. A replicare non è il presidente della Regione ma un fantomatico terzo soggetto che si chiama Regione Lazio che sembra Dio in persona e che dal palazzo fantozziano di via Rosa Raimondi Garibaldi, vomita insulti e minacce contro un senatore e leader di un partito. Scrive “Nostro signore” sulla pietra: “Il senatore Salvini in maniera irresponsabile continua a gettare fango contro avversari politici per alzare inutili polveroni. La Regione Lazio – continua la nota -  è parte lesa in una procedura per inadempimento contrattuale in pubbliche forniture relative alla mancata consegna di una partita di mascherine da parte di un fornitore. La Regione Lazio ha denunciato alla Procura quanto avvenuto e collabora con le forze dell’ordine per l’accertamento della verità. La Regione Lazio attraverso gli organi preposti e mediante un decreto ingiuntivo è impegnata inoltre nel recupero di tutta la somma dovuta. Ad oggi la cifra recuperata ammonta a 2 milioni e 700 mila euro mentre il residuo è pari a 11 milioni 780 mila euro”. Quindi la minaccia: “L’avvocatura regionale visto il ripetersi di accuse infondate nei confronti dell’Ente da parte del senatore Salvini sta valutando la possibilità di adire le vie legali a tutela della dignità dell’Ente”.

Dunque, se Salvini non la pianta di ricordare che la vicenda delle mascherine è una macchia nera che potrà essere solo lavata con l'ammissione di una responsabilità politica, rischia di essere portato in Tribunale.

Per chi non avesse la memoria lunga, bisogna ricordare che al momento in cui esplose la vicenda delle mascherine, anche la stampa ebbe il suo bel da fare con Zingaretti il democratico. Di fronte alle denunce giornalistiche di aver preso una “fregatura da 11 mln di euro”, Zingaretti preferì io silenzio, affidando al suo alter ego “irsuto” la consueta lezione di democrazia contenuta in un avviso minaccioso: guai a chi scrive, pena la denuncia.

Nota a margine: per una volta Matteo Salvini ha commesso un errore di comunicazione: invece di rispondere a Zingaretti, presidente di Regione, ha risposto al Dio Regione Lazio. "Invito la Regione Lazio a denunciare il sottoscritto, così i cittadini di Roma e del Lazio sapranno finalmente che fine hanno fatto i milioni e le mascherine".

Il mascherine gate non finisce qui.

 

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