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Roma
Zingaretti e la finta bocciatura del Ptpr: pacco e contropacco al centrodestra

di Donato Robilotta

La giunta regionale guidata da Zingaretti ha approvato il nuovo Piano territoriale paesaggistico regionale, dopo la recente bocciatura della Consulta, recependo tutti i rilievi fatti dal Mibact. Ora il nuovo PTPR, scritto a due mani, approda nella commissione competente per andare in aula il prima possibile, come dicono esponenti della maggioranza.

Ma è un testo chiuso che non può essere modificato dal Consiglio, che viene ridotto a passacarte mortificando così la potestà legislativa della Regione e il ruolo di rappresentanti del popolo, e dei suoi interessi legittimi, dei Consiglieri Regionali.

Il PTPR per diventare legge non basta che sia approvato dalla giunta e dal Mibact ma deve essere approvato dal Consiglio, che ha tutto il diritto di poter modificare il provvedimento nelle parti che ritiene necessario. E se il Mibact si appella alla co-pianificazione occorre allora che si confronti con il Consiglio nella commissione competente e Zingaretti da Presidente della Regione ha il dovere di garantire questo confronto con il Consiglio ed evitare di cancellare le prerogative del Consiglio.

È la prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’impugnativa del governo era stata assolutamente concordata e cercata da Zingaretti per far bocciare dalla Consulta un testo che era frutto non delle scelte della giunta ma del Consiglio, dopo un accordo tra una parte consistente del Pd e del centrodestra. Accordo che aveva migliorato un testo che di fatto vincolava quasi tutto il territorio regionale.

Ricapitoliamo brevemente i fatti.

Erano venti anni che il lazio aspettava il suo piano. Nel Dicembre del 2013 l’amministrazione Zingaretti firma un accordo con il Mibact ancora più stringente delle norme di co-pianificazione del codice Urbani; nel 2015 viene raggiunta una intesa su un testo che modifica e integra il piano approvato dall’amministrazione precedente.

Nel 2016 la giunta Zingaretti approva il piano con una delibera che non arriva mai in Consiglio regionale.

Nell’attuale legislatura, iniziata a Marzo 2018, quella delibera viene riproposta e messa all’ordine del giorno del Consiglio. Durante la discussione a fine luglio del 2019 il Pd si divide e il consiglio con una maggioranza trasversale approva il 2 Agosto un PTPR diverso da quello approvato in giunta e condiviso con il Mibact.

A settembre nasce il governo giallo rosso con Franceschini del Pd che approda al Mibact come Ministro. Passano mesi prima che il piano, approvato con delibera n. 5 il 2 agosto 2019, venga pubblicato sul Bur, cosa che avviene il 13 Febbraio del 2020, quasi sei mesi dopo, un fatto gravissimo e contrario a tutte le regole della buona amministrazione.

Quello stesso giorno la giunta regionale con delibera n. 50 approva le modifiche che ripristinano il Ptpr che aveva trovato la condivisone del Mibact. Testo che viene inviato dalla commissione direttamente in aula, ma il consiglio non lo discute.

Il Consiglio dei Ministri, su richiesta del Mibact, impugna il provvedimento e la Corte accoglie l’impugnativa bocciando il piano della Regione. È del tutto evidente che l’approvazione in giunta del Ptpr concordato con il Mibact lo stesso giorno che viene pubblicato sul Bur il piano approvato in Consiglio, in dissenso con il Mibact, è una vera e propria assunzione di colpa

L’amministrazione Zingaretti non mette in discussione i principi della co-pianificazione, che non può significare scrivere un testo sotto dettatura, ma pasticcia nei vari passaggi tentando un vero e proprio gioco delle tre carte che irrita la Corte e toglie argomenti e armi alla difesa.

Ora appare chiaro che era tutto concordato per far bocciare dalla Consulta il testo. Tant’è che della nuova delibera del Ptpr fa parte integrante il nuovo schema di accordo tra il Ministero e la Regione, che certifica che il piano deve essere scritto a due mani. È la giunta Zingaretti che si lega le mani accordandosi con il Mibact per scrivere il testo a due mani.

Insomma Zingaretti, che da tempo sta cercando di costruire una alleanza strategica con i 5 Stelle e con tutta la sinistra possibile, un campo largo come lo definisce Bettini, non aveva apprezzato la modifica del Consiglio, che lo metteva in contrasto con questo mondo, ed ha fatto in modo che il testo approvato con il centrodestra fosse bocciato e si potesse tornare al testo precedente. Che vincola quel poco di territorio che ancora non era vincolato.

Ora vedremo se in Consiglio ci sarà un minimo di sussulto sulla difesa delle prerogative degli eletti e se verrà ascoltato il grido di allarme che viene dai comuni e dalle associazioni di categoria che temono un blocco totale dell’edilizia. Altro che rigenerazione urbana.

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