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Roma
Zingaretti: Nel Lazio tasse da record. Ecco i conti e le bugie del presidente
(fonte Lapresse)

di Donato Robilotta

La Regione Lazio ha approvato sia la legge di stabilità 2021 che il bilancio di previsione 2021-2023, ma nonostante la fine del commissariamento della sanità le addizionali regionali Irpef restano le più alte d’Italia.

Subito è partita la grancassa della propaganda dal palazzo di via Cristoforo Colombo sul taglio dell’Irap, che riguarda l’abbassamento dell’aliquota per alcune tipologie di attività economiche, visto che siamo in emergenza covid, e la conferma del fondo taglia tasse pari a 343 mln di euro che riguarda la rimodulazione dell’addizionale Irpef per redditi con imponibile sino a 35 mila euro o per famiglia con nucleo familiare numeroso o con uno o più figli portatori di handicap e imponibile sino a 50 mila euro.

Quello che la propaganda non dice è che, a fronte di questa rimodulazione simbolica dell’Irpef, usata come specchietto per le allodole, la tassa sanità pari a 0,50%, che porta l’aliquota base dell’irpef dall’1,23 all’1,73%, l’unica dovuta per il commissariamento della sanità, da sola cuba circa 900 milioni di euro l’anno, quasi il triplo del fondo. La cosa scandalosa è che questa tassa sulla sanità, che pagano tutti, anche in redditi bassi, sarebbe dovuta essere cancellata in automatico alla fine del commissariamento della sanità. E invece è ancora lì .

La fine del commissariamento
Come ha dichiarato nei mesi scorsi, in commissione sanità, l’assessore D’Amato, ma non ce ne sarebbe stato bisogno se alla Pisana avessero la buona abitudine di leggere gli atti pubblicati sul bollettino, la Regione con la delibera 661 del 29 Settembre 2020 ha sancito ufficialmente la fine del commissariamento della sanità.Certo, sono passati quasi tre anni dall’annuncio trionfalistico del dicembre 2017 della fine del commissariamento, che fecero l’allora ministro Lorenzin e Zingaretti, usando la solita propaganda per l’imminente campagna elettorale del 2018.

Oggi la Regione Lazio è uscita dal commissariamento, anche se resta ancora in piano di rientro, ma la tassa-gabella della sanità resta e restano le addizionali Irpef più alte pari a 1,73% per i redditi sino a 15 mila euro, 2,73% per i redditi tra 15 mila e 28 mila euro, 2,93% tra 28 mila e 55 mila euro, 3,23% tra 55 mila e 75 mila euro e 3,33% oltre i 75 mila euro.

Il confronto con le altre Regioni d'Italia
Basta dare un’occhiata alle aliquote delle altre Regioni per vedere che quelle del Lazio sono le più alte : Abruzzo 1,73, Basilicata 2,33, Calabria 1,73, Campania 2,93, Emilia-Romagna 2,33, Friuli Venezia Giulia 1,123, Liguria 2,33, Lombardia 1,74, Marche 1,23, Molise 2,33, Piemonte 3,33, Puglia 1,73, Sardegna 1,23, Sicilia 1,23, Toscana 1,73, Trento 1,73, Bolzano 1,73., Valle d’Aosta 1,23, Umbria 1,83 e Veneto 1,23.

Non solo ma anche a Roma c’è l’addizionale comunale più alta, pari allo 0,9% ( +0,4% per il debito), per cui i cittadini romani pagano un’addizionale complessiva pari a 4,23%, la più alta d’Europa. Quando Zingaretti e la Sartore hanno aumentato le tasse, con la prima manovra nel 2013, dissero che erano obbligati a farlo per pagare per i debiti della sanità, ma era una notizia falsa.

L'artificio contabile per aumentare le tasse
Quando Zingaretti si è insediato nel 2013 l’addizionale Irpef era come aliquota massima all’1,73%, 1,23% aliquota minima prevista da legge dello Stato + 0,50% dovuta al commissariamento della sanità.Le tasse invece furono aumentate, tra l’altro con un artifizio di rimando ad altre norme per non farlo capire, per potere accedere al prestito di 10 mld da parte dello Stato, previsto dal Dl 35/2013 del governo Monti. La Regione poteva coprire il prestito con la garanzia di un piano di risparmio o con risorse aggiuntive, ma scelse l’aumento delle tasse.

Con la conseguenza che le tasse restano aumentate anche dopo la fine del commissariamento della sanità, i 10 mld sono terminati, il debito complessivo della Regione è aumentato ed oltre alle tasse restano da pagare ai cittadini del Lazio le rate di ammortamento del mutuo, che tra l’atro grazie ad una norma inserita in un decreto su terremoto di Amatrice sono state sospese sino al 2023.

Questo è il motivo per cui il bilancio della regione è ingessato, senza possibilità di investimenti, come tra l’altro ha più volte sostenuto la Corte di Conti.

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