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Roma
Zingaretti e Raggi indagati, lo scandalo Corte dei Conti: 8 anni di indagini

Due indagati eccellenti: Nicola Zingaretti e Virginia Raggi. Ma nell'acquisto del Palazzo dell'Ex provincia di Roma, quello realizzato dal costruttore Luca Parnasi e poi ceduto tramite un fondo di Bnp Paribas, la lista di chi ha ricevuto un invito a dedurre è lunga come un elenco del telefono.

Tecnicamente metà della politica romana che è andata al Governo di Roma, o con la Provincia ora Area metropolitana, o col Comune potrebbe vedersi arrivare un risarcimento da capogiro: 70 milioni di euro che si aggiungono ai 20 già “contabilizzati e contestati” agli ex del Cda di Bnp Paribas.

La fine dell'indagine contabile della Procura della Corte dei Conti era nell'aria. Una specie di bomba caricata ad orologeria, visto che “l'affaire palazzo” il grattacielino del Castellaccio che guarda l'eur accanto al grattacielo Eurosky e che è stato venduto già inagibile risale al 2012: dunque dalla firma del rogito sono passati qualcosa come 8 anni in cui tutti sapevano che l'innesco era pronto e che bastava spingere sulla spoletta per attivare la bomba.

Er ora l'invito a dedurre della magistratura contabile è arrivato giusto in tempo per avvelenare la campagna elettorale per Roma e gettare un'ombra minacciosa su Nicola Zingaretti che non è solo il deues ex machina dei fondi della Regione Lazio, ma anche e soprattutto il capo politico del Pd.

A far compagnia a Virginia Raggi che da disattenta sindaco dell'Area Metropolitana viene contestato di aver rinnovato il business di Parnasi “concludendo la procedura per selezionare la nuova Sgr, individuata in Antirion, che il 13.09.2019 è formalmente subentrata alla Bnp nella gestione del Fondo”, come si legge nell'invito a dedurre della Corte di Conti.

E allora, ecco i nomi dei “sodali” di Zingaretti e Raggi, ai quali difficilmente basterà la polizza assicurativa in caso di condanna definitiva a risarcire: Amalia Colaceci attuale presidente Cotral, insieme a Maurizio Venafro e Mauro Alessandri, Massimiliano Smeriglio, Michele Civita e Patrizia Prestipino e dalla parte dei Raggi boys, Giuliano Pacetti, Paolo Ferrara e Maria Teresa Zotta.

“A distanza di 7 anni dalla costituzione del Fondo – si legge nell’invito a dedurre – “sono stati dismessi solamente 7 complessi immobiliari, conseguendo dalla vendita euro 169.779.686, a fronte del valore in sede di apporto stimato in euro 193.937.000”; l’introito pertanto “è stato inferiore di euro 24.157.132”. Inoltre “ad eccezione delle due caserme dei Carabinieri, i proventi dalla vendita degli immobili dismessi sono stati nettamente inferiori al valore iniziale di conferimento”, mentre “al 31.12.2019 risultano ancora da dismettere ben 10 immobili” che hanno subito “una forte svalutazione pari ad euro 29.099.000”.

Insomma, un vero affare immobiliare per chi ha venduto e un bel debito per “la cosa pubblica” che ora si trova un immobile che vale come una vecchia casa a Torvaianica.

E per l'opposizione il palazzo del Castellaccio è un assist senza precedenti. Claudio Durigon, coordinatore della Lega, affonda il dito nella piaga: “Zingaretti, sempre assente alla Pisana e in giunta, ha continuato a fare danni anche in Regione Lazio, basta pensare all'ultimo scandalo del 'mascherina-gate' e alla condanna del suo ex capo di gabinetto, Maurizio Venafro, nel processo Mondo di mezzo. Speriamo che vada via al più presto e che la magistratura vada fino in fondo''.

La povera Raggi ha finalmente scoperto di cosa si tratta e ha giurato: “Procedemmo alla chiusura del fondo con cui si portò avanti un’operazione scriteriata”. Meglio tardi che mai. Per ora affida la sua memoria ai legali.

La storia del palazzo dell'ex Provincia di Roma

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