Di Maio ha ragione nel voler tutelare i diritti dei riders, i portapacchi in bicicletta pagati a cottimo e senza alcuna garanzia. Ma sappia che su queste forme di lavoro precario, temporaneo e a basso costo le aziende costruiscono il loro ritorno economico. Sicche’ aggravare i costi significa una sola cosa: la morte di questi lavoretti della cosiddetta gig economy.
E’ il capitalismo, sistema economico e imprenditoriale che si basa sul profitto e sulla convenienza, non sull’etica e sul non-profit. La conseguenza del decreto legge preannunciato da Di Maio sara’ la soppressione di questi servizi, che diverranno troppo costosi secondo i budget aziendali. E i giovani precari senza futuro perderanno anche questa umiliante paghetta che tuttavia li tiene vivi e gli fa annusare il mondo del lavoro, sottraendoli all’ozio deprimente del divano e dei chiacchiericcio musone o tardo goliardico del tutto improduttivo dei social network.Della serie: o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra.
Finche’ la politica non provvederà’ a un vero, efficace e aggressivo piano a favore dell’occupazione giovanile, la piu’ grande piaga sociale e politica del nostro tempo