Cronache

Genova, Occhiuzzi (Cnr): senza elenco infrastrutture nuovi crolli

 

Roma, (askanews) - Responsabilità troppo decentralizzate, senza un censimento dei manufatti e di quelli a maggior rischio: è il quadro delle infrastrutture italiane tracciato dal professor Antonio Occhiuzzi, ingegnere e direttore dell'Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che abbiamo intervistato per capire di quali interventi avrebbe bisogno il sistema viario italiano per prevenire nuove tragedie come quella del ponte crollato a Genova.Professore, esiste un elenco delle infrastrutture e in particolare dei ponti più a rischio in Italia?"Che mi risulti non esistono elenchi ufficiali, non solo dei tratti critici, ma proprio delle infrastrutture viarie italiane al momento"."La responsabilità delle infrastrutture sulle nostre reti viarie è dell'ente preposto a gestire il tratto di rete interessato, e sono numerosissimi enti, perché abbiamo i concessionari autostradali (Atlantia-Austostrade e Gavio, ndr), oltre all'Anas, strade regionali gestite dalle regioni e provinciali gestite della province o quel che ne è rimasto. Questa pluralità di gestori opera secondo criteri assolutamente autonomi e in modo scollegato gli uni dagli altri".Questa situazione non è già di per sé un problema? Non sarebbe utile un elenco ufficiale, da aggiornare e in base al quale stabilire le priorità di intervento?"Negli ultimi due anni abbiamo un ritmo di un manufatto stradale che crolla ogni 5-6 mesi. È evidente che i ponti che invecchiano non migliorano da soli quindi senza interventi non possono che peggiorare, e quindi questo ritmo è destinato ad avere una frequenza che aumenterà. Quindi direi che è necessario effettuare un censimento centralizzato delle infrasttutture e poi avviare un piano di ampissimo respiro coinvolgendo il mondo della ricerca e dell'università - perché non se ne può fare a meno - nella valutazione dei casi più sospetti, quelli in cui si incrocia l'età avanzata a un alto volume di traffico e subito dopo un approfondimento dei casi che questa prima classificazione riporta come più critici. Se non si comincia non ci arriveremo mai e non ci sarà da stupirsi troppo se le tragedie saranno sempre più frequenti".