Culture

Gli Ambienti di Lucio Fontana, dove è nato il contemporaneo

 

Milano (askanews) - Un percorso alle origini del contemporaneo attraverso gli Ambienti spaziali di Lucio Fontana, che Pirelli HangarBicocca ripropone per la prima volta dalla morte dell'artista nella mostra "Ambienti/Environments", evento straordinario che riporta in primo piano una parte della produzione di Fontana tanto decisiva, quanto poco nota al grande pubblico. L'esposizione milanese è curata da Barbara Ferriani e Marina Pugliese, cui abbiamo chiesto di definire questa tipologia di opere. "Fontana con gli ambienti - ha detto ad askanews - inventa un nuovo medium e lo dice chiaramente, non è pittura, non è scultura. Il buco e il taglio rappresentano questo ingresso nello spazio che si compie con le opere ambientali, ed è un'invenzione terribilmente moderna, perché oggi nove decimi degli artisti si esprimono attraverso le installazioni, che sono opere nelle quali il fruitore entra in relazione con le opere ed è il motivo per cui questa mostra è stata allestita da HangarBicocca, la sua modernità".Una modernità che risulta decisiva anche per comprendere ciò che negli anni abbiamo imparato a vedere in Pirelli HangarBicocca, artisti e pratiche che oggi, ex post e guardando più indietro nel tempo, in qualche modo trovano una loro borgesiana giustificazione. E Vicente Todolì, co-curatore della mostra nonché direttore artistico del museo, può esprimere soddisfazione per il risultato raggiunto."Per noi - ci ha detto - è molto importante, perché è una mostra seminale per il contemporaneo. Molti artisti che abbiamo presentato qui, come Cildo Meireles, Carsten Holler e Philippe Parreno, hanno una relazione diretta con questi lavori, anche se forse non conoscevano gli ambienti, perché Fontana ha fatto realmente una rivoluzione con il primo ambiente, nel 1949, che si sviluppa in contemporanea con i primi buchi e con i primi tagli. Sicuramente senza ambiente non ci sarebbero né buchi né tagli".A colpire in particolare è la natura spaziale della mostra, che, con l'eccezione dei due grandi interventi ambientali posti all'inizio e alla fine del percorso - il celebre neon del 1951 per la IX Triennale e l'intrico luminoso per "Italia 61" - non dialoga con lo spazio monumentale delle navate di Hangar, come normalmente accade, ma costruisce degli altri spazi più piccoli, all'interno dei quali si svelano le luci, i buchi, le pitture fluorescenti, i materiali inediti e tutte le segrete suggestioni da "monologo" degli Ambienti. Un risultato cui lo spazio museale di Pirelli è arrivato al culmine di un lungo lavoro, come ha certificato il general manager di HangarBicocca, Marco Lanata."È stato un lavoro complesso - ci ha detto - partito da una ricerca curatoriale molto approfondita e che poi è maturato gradualmente con il team curatoriale e con tutte le nostre persone nell'elaborazione della mostra nello spazio. Non era facile, perché si tratta di inserire all'interno di uno spazio quale è Hangar gli ambienti, è la prima volta che succede una cosa di questo genere ed è stato fatto un lavoro e in un certo senso anche paradigmatico dell'attività di Hangar".Alla fine, dopo avere esperito i micromondi di Fontana e dopo essersi persi, una volta di più, nelle suggestioni di un progetto artistico di tale portata, resta la sensazione che Lucio Fontana abbia davvero portato qualcosa di unico e decisivo."La totale libertà di saltare da una cosa all'altra senza alcun limite- ha concluso Marina Pugliese - questa è la grande lezione di Fontana, che è diventata poi un tratto distintivo della contemporaneità, oggi tutti gli artisti utilizzano tutti i media".La mostra in Pirelli HangarBicocca resta aperta al pubblico fino al 25 febbraio 2018.