Culture

I dipinti argentei di Jon Groom: uno spazio più grande del colore

 

Milano (askanews) - Si entra nella galleria e subito si intuisce una sorta di dilatazione dello spazio. Alle pareti il ciclo di dipinti di Jon Groom, superfici delimitate nelle quali la pittura d'argento determina qualcosa che assomiglia a una amplificazione della visione. Siamo da Lorenzelli Arte a Milano e la mostra in questione è "Io sono quello", 25 dipinti dell'artista britannico che, in fondo, lui immagina come un unico lavoro. "Stavo cercando - ci ha detto - un modo per creare uno spazio più grande del colore, dopo una vita a lavorare con il colore ho avuto la sensazione che l'argento, come non colore, avrebbe aperto ed espanso lo spazio del dipinto. Volevo creare una possibilità di andare oltre".Guardando i quadri, che nascono anche dalle riflessioni di Groom sul buddismo zen e sul rapporto, spesso inverso rispetto alla percezione comune, tra la pienezza e il vuoto, si risentono le suggestioni spaziali tipiche di maestri come Rothko o Albers, ma con un approccio che rimane personale e felicemente non narrativo. "Volevo andare in uno spazio che non avesse una storia - ha aggiunto Jon Groom - secondo me non avere una storia è la cosa più importante, perché viviamo in un mondo di storie e questo ti trasporta fuori da questo mondo, in uno spazio sconosciuto".Per la galleria di Matteo Lorenzelli, che è anche il curatore dell'esposizione, la mostra di Groom rappresenta anche un'occasione per tornare a parlare più intensamente di contemporaneità. "E' anche questo - ci ha spiegato il gallerista - una sorta di ritorno e reincontro: Di Groom ho già fatto cinque mostre personali e ci tengo a sottolineare il fatto che la galleria non si occupa solo di grandi maestri scomparsi, ma ha una attenzione anche per artisti di una generazione che oggi ha 50-60 anni".Il resto lo fa l'immersione nello spazio espositivo, lo fanno i giochi di luce che dialogano con le soglie, ovviamente misteriose, spalancate dai dipinti, lo fa la sempre utile sensazione di potersi di nuovo perdere, anche all'interno di luoghi che credevamo di conoscere. Ma per fortuna l'arte arriva puntuale - quando funziona - a smontare le certezze.