Culture

La burocrazia del male: i documenti sulla persecuzione antisemita

 

Milano, 22 gen. (askanews) - Hannah Arendt ci ha insegnato a riconoscere la banalità del male. Un concetto che trova evidenza (e in inglese "evidence" significa "prova") nella mostra "Storie restituite", che Intesa Sanpaolo nelle Gallerie d'Italia di Piazza Scala a Milano dedica ai documenti della persecuzione antisemita nell'archivio storico della banca. In quei faldoni, quei banali, appunto, documenti, passa tutto il dramma della Shoah, in una versione anti retorica e quindi molto più reale."I documenti - ci ha detto Barbara Costa, dell'Archivio storico di Intesa Sanpaolo, curatrice della mostra - sono proprio lì a testimoniare, al di là delle fake news e al di là dei negazionisti, che questi fatti sono esistiti. E i documenti ci saranno, se saremo capaci di conservarli, anche dopo, quando purtroppo non ci saranno più i testimoni degli avvenimenti. Quindi il nostro lavoro è fatto per garantire che queste carte, che la memoria di questi avvenimenti, che la storia di questi avvenimenti sia conservata nei prossimi decenni".I documenti si riferiscono ai beni espropriati, confiscati e sequestrati in Lombardia ai cittadini di religione ebraica dall'Egeli, l'ente governativo che ebbe un ruolo chiave in questa spoliazione. E dunque qui il concetto di memoria, come ci ha confermato Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, assume una valenza tragica e concreta. "Non è solo memoria astratta - ci ha detto lo storico - è il ricordo e il ragionamento su quello che è accaduto, sulle dinamiche innescate dalla persecuzione anti ebraica per legge, eseguita da esecutori che non solo soltanto il cattivo nazista che fucila o impicca, ma è anche il piccolo funzionario che entra nella vita privata di una famiglia, di una persona, ne elenca i beni in maniera particolareggiatissima, per poi depredarli per conto dello Stato. Una ferita alla civiltà italiana, una documentazione che ci costringe a metterci di fronte alla nostra storia".Il percorso espositivo racconta anche sei storie particolari, sei casi che in qualche modo abbracciano le tante, troppe tipologie di una oppressione intollerabile. Un'operazione che è certamente culturale e documentativa, ma che non può non avere anche una valenza etica."Qui - ci ha spiegato Michele Coppola, direttore Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo - si riesce anche a dimostrare quanto sia attuale e importante un archivio, che in questo caso è un archivio di una banca, che proprio per la sua particolarità di impresa privata, dimostra come il suo archivio sia un archivio della nostra storia, della nostra memoria. Leggere la forza e la severità di un documento burocratico che affronta temi drammatici come quelli qui raccontati, credo sia un dovere per un'impresa privata, come è Intesa Sanpaolo, che si assume una responsabilità civile".La mostra che arriva poco prima del Giorno della Memoria, resta aperta al pubblico alle Gallerie d'Italia fino al 23 febbraio.