Culture

Milano, il garage dell'arte si interroga sulle ombre delle ombre

 

Milano (askanews) - Lo spazio è sempre bianco e, nella sua semplicità, sempre apparentemente riconoscibile. Ma The Open Box, il garage dell'arte diretto da Gaspare Luigi Marcone in via Pergolesi a Milano, alla quinta mostra cambia ancora e questa volta ospita i lavori di Rebecca Moccia e del duo Ornaghi-Prestinari, che con la curatela di Ginevra Bria danno vita alla mostra "Substantial". Al centro del progetto, che ha l'intento di andare oltre la materia, c'è la luce, che è l'elemento dialogico tra i lavori, ma che gli artisti hanno voluto incanalare attraverso un intervento che cambia la superficie cubica del Box, con la creazione di una parete della grandezza di una porta - che nasconde e rivela una luce del mattino - prima soglia percettiva all'interno di un'esposizione che continuamente propone confini da attraversare.La luce si diceva, quella che dovrebbe scandire il tempo anche nell'opera di Rebecca Moccia "Poesia Meridiana", ma nel cubo milanese la dimensione è poetica e non cronologica, e così è la parola "Tempo" a comporsi sulla meridiana stessa: il segno sfida quella che chiamiamo realtà. Concetto che viene messo in discussione anche da Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari nella fotografia "Sabbia", che mette in scena una azione fisica, un getto di aria compressa che spazza via i granelli che ricoprivano un solido di alabastro, lasciando però uno spazio d'ombra che diventa a suo modo una possibile verità di luogo abitabile.Alabastro che poi il duo di artisti scava, nell'opera "Guscio", fino a ridurre alla densità minima che consenta di mantenere la forma. E allora ecco messa in discussione l'idea di volume, a ricordarci che la scultura spesso è la più grande operazione di sottrazione creativa. In "Autunno e foglie", infine, Rebecca Moccia sceglie di utilizzare l'asfalto e la simbiosi stagionale con le foglie cadute. Ma per farlo trasmettendo il senso di accoglienza, decide di utilizzare la forma di un cuscino imbottito, posto proprio sul limitare della superficie - tanto fisica quanto concettuale nonché espositiva - di The Open Box. Uno spazio aperto - e no profit - che offre esperienze diverse e ha il pregio di sollevare sempre delle domande. In questo caso, si chiedono gli artisti, "Che cosa sono le ombre delle ombre?".