Economia

Federalimentare rilancia: l'alimentare è cuore del Made in Italy

 

Roma, 9 mag. (askanews) - Oltre 56mila imprese per un fatturato che supera i 140 miliardi di euro, di cui un quarto che deriva dall'export, con un trend in continuo aumento che nel 2018 ha segnato +2,8% rispetto al 2017 e +25,2% rispetto al 2013. Sono questi i numeri del food&beverage che rappresenta ormai il secondo settore manifatturiero in Italia. La fotografia è stata scattata da un Rapporto stilato dalla Luiss Business School e presentato a Roma in occasione del primo convegno di Federalimentare "Industria alimentare: cuore del Made in Italy".Il Made in Italy, sostiene Federalimentare, "è riconosciuto ovunque come un vero e proprio brand" e i punti di forza dell'industria alimentare italiana li illustra il presidente della federazione, Ivano Vacondio:"Credo che il Made in Italy nel settore alimentare sia anche un elemento culturale. E poi nel mondo abbiamo preso consapevolezza che siamo usciti un po' dalla mischia, nel senso che oggi vendiamo un prodotto la cui offerta nostra riesce a intercettare le classi medio-alte dei Paesi in via di sviluppo e questo è un elemento importante. Ci viene riconosciuto un premio per i prodotti che facciamo e la qualità che facciamo".Significativa la performance della Dop economy che, con 200mila imprese, detiene quasi un terzo delle Indicazioni Geografiche nel mondo, pari al 18% del valore complessivo del settore e al 20% del totale delle esportazioni. Non mancano però le criticità e secondo Federalimentare il governo deve fare la sua parte."Le criticità che abbiamo sono fondamentalmente in una crescita del Paese che non c'è e i consumi che non ci sono. Perché è vero che con l'export abbiamo ottenuto dei risultati ma è anche vero che un Paese non può vivere solo di export"."Il governo intanto non dovrebbe aumentare l'Iva e dovrebbe cercare di rimettere un po' di soldi nelle tasche degli italiani ma soprattutto ci aspettiamo che si prenda per le corna il debito pubblico".Da affrontare anche il tema della frammentarietà delle imprese che devono essere sostenute da una strategia attuata a livello di sistema che faccia da massa critica. Serve poi una maggiore integrazione tra industria e agricoltura e anche superare l'antagonismo tra industria e distribuzione.Una partita fondamentale sarà quella sulla etichettatura, come ha rilevato Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo:"Penso sia un tema fondamentale perché noi dobbiamo evitare le distorsioni di concorrenza che si generano sul mercato quando prodotti non italiani entrano da fuori Italia e da fuori europa e diventano poi francesi, italiani, tedeschi. Occorre una legislazione europea che metta tutti nelle stesse condizioni e su questo ci batteremo nella prossima legislatura europea, probabilmente sarà la legislatura che affronterà il tema dell'etichettatura".