Economia

Sostenibilità: da Gavi un premio al vino socialmente responsabile

 

Torino (askanews) - Un premio al miglior vino, ma non solo come riconoscimento delle sue qualità organolettiche, ma soprattutto come stimolo per fare emergere la sua identità "sostenibile e responsabile". E' il "Premio Gavi - La Buona Italia 2018", che promuove le buone pratiche nella diffusione delle qualità enograstronomiche italiane, e che quest'anno ha deciso di puntare, appunto, sul vino sostenibile. Ma cosa vuol dire questa formula? "Vuol dire decidere di avere produzioni bio - spiega Francesco Moneta, responsabile Laboratorio Gavi, Consorzio Tutela del Gavi - o inserire attività di energie rinnovabili all'interno della produzione; o può essere la valorizzazione del territorio dal punto di vista turistico, creare occupazione giovanile; darsi politiche di monitoraggio. In sostanza abbiamo una dozzina di parametri che tra loro incrociati dovrebbero esprimere oggi quello che è il rapporto tra vino e la responsabilità sociale".Del Premio Gavi per il vino socialmente responsabile se ne è parlato a Torino, nel corso della seconda tappa del tour italiano "Le rotte della Sosteniblità" che il Salone della CSR e dell'innovazione sociale ha organizzato in vista dell'appuntamento nazionale a Milano il 2 e 3 ottobre 2018.Nel corso dei lavori è stato annunciato che i laboratori Gavi puntano ad arrivare per maggio ad una sorta di Carta del vino responsabile. Ma è stato sottolineato anche che il rapporto tra sostenibilità, responsabilità e vino, come per altri prodotti enogastronomici, è in realtà un continuo divenire; fatto che rende difficile una certificazione univoca del vino sostenibile. "Ci sono delle società che lo certificano, almeno per alcune parti. Con i lavori del nostro premio stiamo verificando che non è semplice poi dare unitarietà - ribadisce Moneta - soprattutto perché alcune di queste attività sono molto site-specific. Quando si parla di promuovere l'integrazione tra turismo, enogastronomia, arte e cultura e territorio, per creare occupazione sociale e sviluppo, ognuno ha poi la sua ricetta e la sua strada. E quindi non è facile dare dei dati realistici oggettivi. Penso che una parte di questo però si possa fare".