Terremoto, Affari lancia dibattito sulle responsabilità. "C'è chi ci guadagna"
E' il momento della solidarietà ma è anche delle responsabilità. Affari lancia il dibattito per andare più a fondo e capire che cosa c'è alla base del terremoto
E' il momento della solidarietà ma è anche il momento delle responsabilità. Affaritaliani.it lancia il dibattito per andare più a fondo e capire che cosa c'è alla base del tragico terremoto che ha sconvolto il Centro Italia. Il direttore di Affari, Angelo Maria Perrino, ha scritto così in un editoriale e su Facebook:
"Preghiera per direttori,caporedattori e inviati: basta con il colore e le lacrime, i morti del terremoto sono figli dell'incuria umana. Il sisma lo scatena la natura, certo. Ma le case cascano sulla testa delle persone perché non sono state messe in sicurezza con tecniche e materiali antisismici. Nonostante i precedenti, le esperienze internazionali, la prevedibilità degli eventi. Tutti questi inviati li facciamo lavorare non dietro alla inutile commozione ma a qualche seria inchiesta che individui responsabilità di politici, amministratori, burocrati, esperti, magistrati distratti e irresponsabili? Gli chiediamo di cercare e scrivere nomi e cognomi degli assassini colposi?"
Subito si è scatenato il dibattito, nel quale, sempre su Facebook, è intervenuto anche il magistrato Clementina Forleo: "In una zona sismica un ospedale crollato è uno scandalo...qualche organo di informazione lo ha detto?", si chiede Forleo. Proprio l'elemento messo in luce da Affaritaliani.it in un'intervista al presidente dei geologi nelle ore immediatamente successive al sisma.
A giro è arrivato anche l'intervento dell'importante geologo Mario Del Prete. "Siamo al solito rituale: Italia ballerina, Italia inondabile, Italia franosa. Polemiche sulla mancata prevenzione ma c'è persino chi trae beneficio dell'emergenza . Perché in Giappone e negli Stati Uniti, con terremoti di maggior magnitudo, si hanno meno vittime? Ci manca la tecnologia per l'individuazione delle aree a rischio e per le conseguenti modalità costruttive? Direi proprio di no perché abbiamo fior di tecnici e scienziati in entrambi i campi. Ciò che in realtà manca è la programmazione e la realizzazione sistematica delle opere di prevenzione e difesa della vita. Come si può pretendere di difendersi dai terremoti di magnitudo superiore a 6 con caseggiati in pietra dell'Ottocento? Come si può concedere di costruire e ricostruire in aree inondabili e franose? Senza voler pretendere di risolvere tutto in poco tempo, penso che manchi soprattutto un piano pluriennale di interventi selezionando gli obiettivi per gradi di rischio e privilegiando la difesa delle vite umane. Le carte di rischio ci sono, alcune vanno migliorate, ma molto si può già fare".