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Economia
Ue,il premier vara il decreto salva-conti. Congelati 1,5 mld da Rdc e pensioni
LaPresse

Un decreto anti-procedura o salva-conti da 1,5 miliardi di euro. Non bastava l'assestamento di bilancio ovvero il ddl con la fotografia semestrale sull'andamento di conti pubblici italiani, fotografia che registrava circa 6 miliardi in più di maggiori entrate e minori spese per allinearsi ai desiderata di Bruxelles. 

Così, Giuseppe Conte ha tirato fuori il jolly dal cilindro, un provvedimento che rassicura l'Europa sulla destinazione futura dei risparmi di spesa maturati dall'Italia (alla luce delle richieste inferiori al previsto) sulle due misure principe del governo M5S-Lega ovvero Reddito di cittadinanza e quota 100. Soldi che andranno ad abbattere il deficit/Pil di quest'anno portandolo  al 2%, come previsto a dicembre dalla legge di bilancio disegnata al termine di una complessa trattativa con il duo Moscovici-Juncker e che evitava le sanzioni all'Italia. 

Il decreto ora non è nient'altro che una sorta di clausola di salvaguardia alla quale teneva in modo particolare la Commissione a cui non bastava dunque una semplice relazione tecnica che il Governo intendeva mandare in Parlamento (erano le attese della vigilia) sull'andamento futuro delle finanze pubbliche. Relazione che avrebbe anticipato lo stesso la realizzazione di risparmi di spesa (sono attesi 6 miliardi complessivi da Reddito e quota 100 nel prossimo triennio), ma che non rassicurava Bruxelles sull'effettiva destione-congelamento per chiudere i conti sul 2018 e il 2019 (dal 2,4 indicato nel Documento di economia e finanza dell'aprile scorso, il deficit/Pil scende al 2%, rispetto al 2,5% previsto dalla Ue nelle sue ultime stime).  

In questo modo quei soldi non potranno essere dirottate ad altre misure, come invece in un primo momento il leader della Lega Matteo Salvini aveva fatto intendere. Nel Ddl sull'assestamento vengono imbarcate le maggiori entrate, quelle fiscali prodotte da fatturazione elettronica e operazioni una tantum anti-evasione (gruppo Kering in testa, la multinazionale che ha in portafoglio Gucci), circa 2 miliardi e quelle prodotte dai dividendi di Bankitalia, Cassa depositi e prestiti e dalle altre partecipate di Stato, circa 2 miliardi. Tesoretto a cui aggiungere i 2 miliardi di spesa pubblica che il governo si era già impegnato con la Commissione a congelare a dicembre scorso in caso di necessità.

I 7,5 miliardi raccolti e la scelta della formula del decreto maturata probabilmente nelle interlocuzioni con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker dovrebbero ora spianare la strada all'Italia. Restano i punti interrogativi sul 2020. Per la Commissione, secondo i trattati, sono importanti due cose: che non vengano prese misure in deficit nel 2020 e che non aumenti ancora il debito pubblico.

E ora problema viene dalla flat tax (costo, secondo le parole di Salvini, 12-16 miliardi). Conte e Tria si sono impegnati ad abbassare il prossimo anno il deficit strutturale ancora di 0,2 punti. Basterà per convincere Bruxelles ad archiviare definitivamente il file procedura d'infrazione o solo a rinviarlo?

Mercoledì (la riunione era in agenda domani, ma è slittata) il responso. Intanto, il mercato scommette sull'occhio benevolo Ue e il rendimento del decennale sfonda al ribasso la soglia-rendimento del 2% (spread a 231 punti). 

 

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