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Agricoltura sostenibile, utilizzare meno pesticidi è possibile: ecco come

Agricoltura, ecco come arginare lo sfruttamento intensivo del suolo 

L'Europa si era posta l'obiettivo di ridurre l'utilizzo dei pesticidi in agricoltura più pericolosi del 50% entro il 2030. Il progetto è stato poi cancellato a seguito delle proteste dei coltivatori, che ritenevano il limite troppo stringente. Sebbene nel mondo il loro utilizzo viene sottoposto a normative differenti, come riporta ilfattoalimentare.it, si stima che globalmente se ne consumino 3 milioni di tonnellate. In Europa si sono utilizzate invece 468mila tonnellate nel 2020, soglia che si mantiene costante da oltre 20 anni.

Se per noi è relativamente semplice scoprire se ci siano residui di pesticidi negli alimenti, al contrario è più difficile valutarne l'impatto ambientale. In più queste sostanze vanno spesso ad inquinare le acque, con un impatto negativo anche sulla nostra salute. L'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel biennio 2019-2020 ha rilevato la presenza di pesticidi 55,1% delle acque superficiali e nel 23,3% delle falde sotterranee. Nel 30,5% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali si è riscontrato un livello di residue superiore ai limiti di legge e lo stesso avviene nel 5,4% delle acque sotterranee.

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I residui di pestici più comuni sono di glifosato e AMPA, sostanza che immessa nell'ambiente si trasforma in glifosato. Quest'ultimo è classificato come "probabile cancerogeno" dall'IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ma nonostante questo la Commissione Ue ne ha rinnovato l'autorizzazione all'utilizzo per altri 10 anni.

“Gli agricoltori hanno ragione di protestare – ha spiegato Giovanni Dinelli, docente di agronomia all’Università di Bologna - a ilfattoalimentare.it - perché stanno scomparendo, a causa di un sistema agroalimentare che li strozza. Dal 1982 a oggi, in circa 40 anni, le aziende agricole italiane si sono più che dimezzate, passando da tre milioni a un milione e 200 mila. Per sostenere l’agricoltura si dovrebbe prima di tutto garantire un prezzo equo, quando oggi la maggior parte dei prodotti (dal grano ai meloni) sono pagati agli agricoltori 20-30 centesimi al chilo. Interrompere questo sistema distorto è il primo punto da affrontare".

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“Gli agricoltori però, protestando contro la richiesta di ridurre l’uso di pesticidi, difendono il sistema che li strozza. Si può tranquillamente dire che il nostro sistema alimentare è caduto nell’oligopolio.  - continua Dinelli - La Comunità europea ha importanti responsabilità perché con il Green Deal, considerando la riduzione dei pesticidi e l’aumento dei terreni lasciati incolti, ha suggerito un percorso virtuoso ma non ha creato le condizioni perché queste richieste potessero essere soddisfatte. Il sistema agricolo è iniquo e inefficiente".

Se continiuamo a impoverire i terreni con questo sfruttamento intenvisvo, sottolinea l'esperto, "fra 50 anni la Pianura Padana sarà un deserto". Come si fa a ridurre l'uso di pesticidi senza impattare in modo eccessivo sulle aziende? Dinelli propone prezzi minimi agli agricoltori e una regolamentazione delle importazioni per un prezzo equo garantito a tutti. Bisognerebbe poi sostenere la transizione ecologica ma con investimenti mirati, non distribuiti a pioggia.

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Per recuperare i terreni si potrebbero poi re-introdurre siepi e alberi e utilizzare nuove tecnologie di robotica e intelligenza artificiale per identificare animali e piante infestanti in modo mirato. Anche noi possiamo fare la nostra parte scegliendo cibi biologici, anche se costano di più. "Dobbiamo renderci conto che può valere la pena spendere qualcosa in più per un alimento prodotto in modo salutare e rispettoso dell’ambiente", dice Dinelli. 





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