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Milano
L'ex Provincia di Milano non lavora: pochi atti e "assessori" con zero firme
Palazzo Isimbardi, sede della Città metropolitana di Milano

di Fabio Massa

Chiamarla una incompiuta sarebbe insultare le opere incompiute. La Città Metropolitana di Milano è uno degli enti, dopo la sciagurata abolizione delle Province da parte di Graziano Delrio, più inutili (che si sapeva sarebbero stati tali) in assoluto. Oggi la Città Metropolitana di Milano ha un sindaco, che corrisponde a quello del capoluogo, e dunque Beppe Sala. E ha dei consiglieri delegati, una sorta di assessori, che vengono scelti dal sindaco. In più c'è un consiglio che si riunisce e che è stato "eletto" dai vari comuni tra i consiglieri comunali. In pratica, si parla di una elezione di secondo livello. Come funziona la ex Provincia di Milano oggi, che non c'è più il "controllo" dei cittadini tramite le urne? Male. Anzi, malissimo. Affaritaliani.it Milano si è procurato copia degli atti, dall'inizio del 2018 ad oggi, dei vari consiglieri delegati. Considerato che non esistono delibere di giunta, sono l'unico modo di avere traccia dell'operatività dei prescelti dal sindaco Sala. Che cosa hanno fatto in qualità di consiglieri delegati? Quali atti hanno firmato?

CHI SONO - A parte il sindaco Beppe Sala i consiglieri "assessori" sono: il vicesindaco Arianna Censi, Barbara Agogliati con delega alle periferie, Elena Buscemi con delega alle politiche sociali, Daniele Del Ben ai parchi, Giorgio Mantoan ai giovani, Roberto Maviglia all'edilizia scolastica, Pietro Mezzi all'ambiente, Siria Trezzi alla mobilità, Francesco Vassallo allo sviluppo economico e bilancio. Iniziamo dal sindaco, la cui operatività è ampiamente superiore a quella di tutti gli altri (ma di molto inferiore a quella della sua carica come sindaco di Milano): firma ben 119 atti. Dentro c'è di tutto, dalla "modifica alla macrostruttura" alla costituzione contro un imputato di reati ambientali. Di fatto, ogni atto passa da lui, quindi è ovvio che sia il numero uno per produttività.

GLI ZERO - Ci sono consiglieri delegati per i quali non risultano atti. Qualche esempio? Daniele Del Ben si dovrebbe occupare di parchi. Secondo le informazioni in possesso di Affaritaliani.it Milano, non ha firmato neppure un atto. E le nuove leve, tipo Giorgio Mantoan? Si dovrebbe occupare di giovani. Zero atti. E le periferie, che dovrebbero essere un'ossessione di Beppe Sala? Il sindaco di Rozzano Barbara Agogliati dagli atti raccolti, su interrogazione di un consigliere, non risulta aver firmato nulla dall'inizio del 2018.

I POCHI - Poi ci sono quelli che ne hanno fatti una manciata. E alcuni non di grande rilevanza, peraltro. La consigliera Buscemi, ad esempio, ne ha firmati 8. Di grande rilievo, magari:  ma pur sempre otto atti in dieci mesi. Pochino. Maviglia, che pure si occupa di edilizia scolastica che è sempre stata una competenza centrale della ex Provincia, ne firma 14. Si può capire che essendo sindaco di Cassano abbia altro da fare, ma allora non si fa il consigliere delegato. Pietro Mezzi, architetto e giornalista professionista, ma più noto come storico esponente dei verdi, ha firmato sei atti, tra i quali uno di nomina. Indubbiamente grande profondità: ma sempre cinque atti in 10 mesi. Siria Trezzi, ex sindaco di Cinisello, è a quota 11.

I TANTI - Di fatto chi lavora di più sono due persone. Il consigliere Vassallo, che è stato "relatore" di 23 provvedimenti. E soprattutto il vicesindaco Arianna Censi, che rimane praticamente da sola a lottare nel fortino: 37 provvedimenti, e tutti rilevanti perché impattano sulla viabilità. Insomma, lei lavora. Ma gli altri? Ai lettori la poco ardua sentenza.

fabio.massa@affaritaliani.it

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