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Le nuove metro? Alzano gli affitti. Studenti costretti a lasciare Milano

di Eleonora Aragona per Affaritaliani.it Milano

Nel 2008 Milano era diventata una città per pochi, i prezzi esorbitanti delle abitazioni e le speculazioni dei gruppi bancari avevano portato ad un esodo del ceto medio verso le periferie e i sobborghi. Il recente aumento dei prezzi delle case ha risvegliato lo spettro di una nuova chiusura della città.

Il rapporto Ance-Scenari immobiliari nel 2008 segnalava come nelle centralissime Brera o Manzoni gli appartamenti avessero raggiunto valori astronomici, si parlava di un "limite minimo" di 7/8 mila €/mq e di massimi di oltre 14 mila €/mq. Anche le case in zone periferiche come Comasina avevano raggiunto i 4mila €/mq.

Per avere un termine di paragone oggi le abitazioni valgono in media 3.970 €/mq, in aumento dell’1,2% rispetto allo scorso anno. Certo se si cerca una casa nel centro della locomotiva d’Italia il prezzo sale, praticamente raddoppia, fino a 8.077 €/mq (in rialzo dello 0,5%). Se ci si accontenta di restare nella cerchia dei Bastioni il valore degli immobili si aggira intorno ai 6 mila €/mq (in questo caso l’aumento è stato più corposo, +1,5%). Se siete tipi da periferia il prezzo cala a 2.461€/mq (+1,3%), mentre in Circonvallazione ha raggiunto i 4 mila €/mq (+1,5%).

Marco Dettori, presidente Assimpredil Ance, è convinto che la situazione sia ancora sotto controllo. “L’offerta immobiliare ha subito un deprezzamento notevole rispetto ai parametri di allora. L’effervescenza, innegabile nella domanda ha portato delle crescite di prezzi di massimo 1 o 2 punti percentuali in alcune zone. Credo che il boom dei prezzi si potrà misurare solo sul lungo periodo. Ci sono alcuni elementi che differenziano la situazione attuale da quella della crisi, ad esempio rispetto al passato si costruisce poco”, spiega ad Affaritaliani.it Milano.

Il mercato edilizio però ha in cantiere dei grandi progetti da realizzare nei prossimi 10 anni. In primis, la realizzazione del Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione nell’ex area Expo, il piano Mind (Milano Innovation District). C’è poi l’accordo con Risanamento per lo sviluppo di Santa Giulia e ancora il progetto di housing sociale SeiMilano. Secondo la visione di Dettori ci sono alcuni elementi che se ben utilizzati ridurranno la possibilità che si torni ai livelli pre crisi economica. “In questo momento il sistema di credito è più favorevole alle famiglie che ai soggetti corporate. La città poi sta investendo molto su una produzione di housing sociale e convenzionata”, commenta.

Questo per quanto riguarda i costruttori. E l'altra parte, ovvero gli inquilini? La visione di Stefano Chiappelli, segretario Sunia (Sindacato nazionale unitario inquilini e assegnatari), contattato da Affaritaliani.it Milano, non è altrettanto positiva. “La città continua a vivere un’emergenza abitativa. L’offerta di case in affitto è sempre più stringente, in questo momento non si riesce a rispondere alle esigenze di vecchi e nuovi cittadini. I più penalizzati sono gli studenti”, sostiene il segretario Sunia. “C’è molta offerta sul mercato libero, ma questo significa che spesso si tratta di locazioni a prezzi poco accessibili per i soggetti deboli”.

Se prima studenti, giovani famiglie o persone del ceto medio potevano sperare in canoni più equi allontanandosi dalla zona dei Bastioni, oggi è più difficile. I nuovi interventi infrastrutturali e la Metro 4 stanno innalzando le pretese dei locatari anche in quartieri come Lorenteggio o San Cristoforo. Anche la crescente attrattiva dei poli universitari cittadini e la loro distribuzione nei diversi angoli della città contribuisce al problema.

“C’è già un disequilibrio e può solo aggravarsi”, ammonisce Chiappelli. “Se vogliamo intervenire per arginare l’emergenza già in atto continuiamo a chiedere di aumentare l’offerta pubblica di housing sociale, un maggior ricorso ai canoni concordati (legge 431) e un costante impiego di risorse. Sunia, ad esempio, chiede da tempo che la Regione Lombardia metta a disposizione l’1% del bilancio degli enti locali destinandolo a progetti per risolvere il problema”. Una proposta che era stata avanzata anche dal presidente di Aler Angelo Sala.

L’emergenza abitativa è chiara anche dai dati sugli sfratti. Nel 2008 i provvedimenti emessi sono stati 2.280 a fronte di oltre 22 mila richieste avanzate. Tra gennaio e dicembre 2017 invece si è arrivati a 3.184 sfratti esecutivi e a 23 mila richieste. “Nel 90% dei casi” spiega il segretario Chiappelli “si tratta di casi di morosità e sono molti i casi di morosità incolpevole”. Insomma, Milano non è proibitiva come un tempo. Ma pare che stia "espellendo" dalla città, oggi come allora, i ceti più deboli. Basta per ridimensionare certi sogni di grandeur?

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