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Politica
Governo Salvini o Di Maio? Caccia a Mister X. Ecco cosa dicono in Parlamento

C'è bisogno di sangue nuovo nella politica italiana e nei media. Non è una questione di governo. E' che altrimenti siamo proprio morti come Paese. Della solita muffa che vediamo da anni in parlamento e nelle tv gli italiani non ne possono più”, dice un giovane parlamentare del Pd che sostiene di essere vicino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella “ma mi raccomando, in questa fase non voglio assolutamente comparire e poi il mio partito è in totale blackout”

 

 

Nelle ultime settimane da qualunque parte ti giri, destra, grillini o sinistra, che confabuli con un “peones” o con un leader da prima linea questa è la litania che ripetono tutti. Il terrore corre sul filo dei nuovi e vecchi eletti. “La situazione è molto delicata”, ci spiega un senatore 5 Stelle rieletto. C'è addirittura chi non risponde più al telefono da giorni, quando nelle ore prima e dopo il voto era particolarmente loquace. Ma tutti ripetono che l'unico governo possibile è quello che conoscono già come soluzione: un governo di centro destra, non a guida Salvini, che farebbe da azionista di maggioranza, ma di una figura di prestigio. A sostegno si muoverebbe l'appoggio di transfughi dal Pd e dai 5 Stelle. Al di là di alleanza improbabili e a sommatoria variabile come Lega+5 Stelle con appoggio esterno di Forza Italia, Centro destra+ 5 Stelle, Pd + 5 Stelle, non ci sono altre soluzioni possibili. Anche se manifestarlo ora sarebbe suicida.

 

 

In campo però non ci sono “altre partite”, vista l'indisponibilità di chi ha vinto (5 Stelle e Salvini) ad appoggiare governi tecnici e dati gli esigui numeri del gruppo Misto monopolizzato da Liberi e uguali.Ma per arrivare a questa fase bisognerà ancora attendere a lungo e tergiversare per settimane in mosse tattiche estenuanti. E qualsiasi sia il fronte politico bisogna comunque tenere ben presente che molti eletti sembrano aver vinto il super enalotto e faranno carte false pur di restare in parlamento senza sottoporsi alle forche caudine di una nuova tornata elettorale.

 

 

“Il mio partito ha smesso di fare politica, è in totale blackout”, ci ripete il giovane parlamentare Pd, “ci aggiriamo come zombie nel Parlamento neanche ci avessero staccato la testa”. Renzi si è rifugiato nel silenzio e parla solo con i suoi fidati. Ha messo il partito all'angolo. Gli altri leader invece sono caduti in un totale stato di depressione. “Maurizio Martina si muove come un fantasma tra le macerie”, spiega “e gli altri sono anche in condizioni peggiori. Andrea Orlando non ha 'peso specifico', non ha sufficienti parlamentari da poter contare qualcosa. “Graziano Delrio”, che in linguaggio Democrat vuol dire tutto il mondo afferente a Romano Prodi, “sembra politicamente afasico. Solo Franceschini ha ancora un barlume di reazione ma poi concretizza poco”.

 

 

Un governo per evitare il voto passa da qui. Dai possibili sommovimenti dentro un Pd in coma.

 

 

“Noi, per forza maggiore abbiamo lasciato campo libero a Salvini”, racconta un parlamentare di Forza Italia rieletto. La tornata elettorale del 4 marzo ha procurato uno sconquasso nel mondo di Silvio Berlusconi che non ha più l'appeal di un tempo. Né si vede un leader nuovo all'orizzonte della compagine più liberale del centro destra. C'è solo Matteo Salvini. Se Berlusconi un giorno uscisse di scena Forza Italia verrebbe “attratta”, per buona parte, dal leader leghista.

 

 

Salvini è il leader che dal giorno del dopo-voto si è mosso meglio, umile, con un cambio di tono radicale rispetto alla campagna elettorale, mai aggressivo, accettando ogni tipo di mediazione, sembra capace di cambi di passo improvvisi. Non a caso i sondaggi danno la Lega in crescita esponenziale a differenza di tutti gli altri partiti. E' riuscito con una mossa audace ad “incastrare” i 5 Stelle in una responsabilità diretta: la Camera dei Deputati. Un risultato ritenuto un'impresa per il movimento di Beppe Grillo. Infatti il dilemma più profondo che attanagliava il M5S era quello di capire se accettare o meno incarichi istituzionali, qualsiasi essi fossero. La presidenza della Camera dei Deputati è la terza carica dello Stato e vuol dire risorse economiche, rappresentanza, potere ma soprattutto, volenti o nolenti, corresponsabilità, al di là della facile retorica sui ruoli istituzionali di garanzia. Se le Camere si sciogliessero per tornare al voto tutti gli incarichi si azzererebbero in un solo colpo, compresa la presidenza della Camera. E poi Roberto Fico non è certo un fulmine di guerra rivoluzionario. Abbiamo visto quanto ha inciso alla presidente della Commissione di Vigilanza Rai. “Il nulla assoluto”, ci spiega ridendo il giovane parlamentare Pd.

 

 

E' la descrizione dell'elezione di Fico fatta ad Affaritaliani da un altro giovane parlamentare della Lega a mostrare come si sono incardinate le strade dei due partiti vincitori alle elezioni. “Quando ci siamo accorti che oramai era diventato presidente un grido di 'yahoo!!! yahoo!!!' di un deputato grillino ci ha fatto cascare le braccia. Lì ci è sorto il dubbio che qualcosa non andava per il verso giusto”. Ma sembra che l'operazione fosse inevitabile e l'unica paradossalmente in grado di stanare parte del Pd, relegato fuori dai giochi.

 

 

Non smettono invece di essere “su di giri” i parlamentari del M5S, anche a distanza di settimane che immaginano come soluzione un governo monocolore grillino con appoggio esterno da destra o sinistra. “Non possiamo allearci né con il Pd né con Forza Italia e anche con la Lega durerebbe poco. Il movimento si sfascerebbe. C'è chi vuole che si stia fuori da alleanze. Grillo sarebbe l'artefice di un casino spettacolare nel procurare questa rottura”, ci dice un deputato rieletto. “In tanti ci vedono come un bacino economico. C'è chi ci 'liscia' vendendoci il suo giornale e i suoi libri. Chi ci dà consigli non richiesti. E chi pensa che siamo la nuova Lega, come la prima di Bossi, ma non hanno capito niente. Se un giorno Grillo staccherà la spina la gente non resterà sotto l'operato di Casaleggio e il tutto potrebbe rompersi, se non avremo costruito del nuovo.”

 

 

Ora le mosse di Salvini hanno messo all'angolo il Pd che dovrà scegliere se scendere dall'Aventino o restarci, tornando al voto, col rischio di un crollo verticale e l'elezione di un numero ancora minore di parlamentari. Se dal Pd si staccasse qualcosa potrebbe prodursi lo stesso effetto, anche se minore per numeri, tra i 331 parlamentari grillini.

 

 

Luigi Di Maio non ha i numeri per governare da solo né può trovare un leader diverso che lo sostituisca e convinca altri ad appoggiare un governo 5 Stelle (partiti che anche poche ore prima del voto erano descritti come Satana). Neanche Matteo Salvini ha i numeri ma lo spazio tattico per farsi di lato (il ministero dell'Interno già lo aspetta) e cedere il passo a un governatore di centro destra. La difficoltà ora è capire chi possa essere questa personalità, questo mister X in grado di evitare il voto.

 
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