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Politica
Il nuovo che avanza secondo Bonaccini? Il ritorno di Bersani e D'Alema

Bonaccini pronto ad arruolare Bersani e D'Alema

Arrivano le primarie del Pd è si scatenano i lunghi, anzi lunghissimi coltelli. Ogni colpo basso è ammesso, ogni espediente utilizzabile, ogni lusinga consentita. E così su La Stampa Bonaccini apre il fuoco: "Bersani e D’Alema? Porte aperte a tutti, a chiunque voglia rientrare. Dobbiamo riscoprire la vocazione maggioritaria che è il contrario dell’autosufficienza, le alleanze sono indispensabili, ma o le fai da una posizione di forza oppure viene a mancare la ragione stessa della nostra esistenza: perché noi siamo nati per essere un grande partito, non un partito irrilevante".

Certo, che se solo qualche anno fa qualcuno avesse ascoltato le dichiarazioni di Bonaccini, Presidente dell’Emilia – Romagna, che dà il via libera al ritorno di pezzi da 90 come Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, sarebbe sobbalzato sulla sedia e la mente sarebbe corsa a Don Abbondio ed a un tal Carneade. Ma i tempi sono cambiati. Bonaccini è ora come Massimo Decimo Meridio. Ha fermato le truppe barbariche della Lega Nord nella ridotta di Bologna, ne ha bloccato l’avanzata, ha salvato (parzialmente) l’invasione del centro – sud, oltretutto con grande gaudio di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, questa volta tatticamente alleati.

Ma anche in questi tempi di eccessi il suo placet al ritorno ai fondatori del suo stesso partito fa sempre impressione. Ricordiamo che i due anziani politici avevano scissionato, nella migliore tradizione della sinistra, ai tempi del regno di Matteo Renzi e avevano creato un ibrido di laboratorio e cioè Roberto Speranza, allora giovane di belle speranze utilizzato inizialmente dai due come testa di legno della nuova “ditta”, come la chiama Bersani. Poi Speranza –come noto- è stato beneficiato dal Covid perché si è trovato ad essere ministro della Sanità proprio allo scoppio della pandemia con una enorme visibilità mediatica.

I disastri che ha combinato sono ancora sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che la Procura di Bergamo ha aperto una indagine per epidemia colposa e che adesso partirà la Commissione parlamentare di indagine voluta da Fratelli d’Italia. Tra parentesi, il Covid ha fatto fare magicamente tante carriere anche ad altri e non parliamo solo delle Covid – star prestate alla politica. Si pensi solo allo sconosciuto assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, Mr. Covid per i laziali, che ora è candidato per il Pd al ruolo di Presidente della Regione pur avendo un processo per truffa aggravata prescritto ed una condanna in primo grado dalla magistratura contabile per una somma di quasi 300.000 euro. Questo il motivo per cui Giuseppe Conte ha detto che non vuole fare alleanze con lui.

Ma torniamo al ritorno del duo, anzi scommettiamo che nel caso si tratterà di un trio perché i due non saranno ingrati e si ricorderanno certamente di Speranza che altrimenti, passato il ruolo ministeriale e la pandemia, rischia l’oblio. Dicevamo dei lunghi coltelli nel Pd. È giusto che in amore e in guerra tutto sia permesso però poi non ci si può presentare alle primarie e al Congresso come il “nuovo che avanza” perché D’Alema e Bersani sono gente del paleolitico superiore, almeno in termini politici se non proprio anagrafici. Qui siamo all’Unione Sovietica addirittura pre Gorbaciov e cioè a Togliatti, Breznev, Andropov, ai generaloni con le madaglione durante le parate militari. Come pensa Bonaccini di affrontare le sfide formidabili della modernità con due simpatici (D’Alema di meno) vecchietti? Lo dobbiamo vedere come un (improvvido) endorsement alla sua “avversaria” Schlein?

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