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Roma
La fine del mondo è a Roma: a Falcognana 500 famiglie isolate da un ponte

di Fabio Carosi

La fine del mondo è a 14 chilometri di strada devastata dalle buche dal centro di Roma. Falcognana è la finibus terrae della Capitale, un borgo sulla via Ardeatina dove 500 famiglie stanno imparando a vivere nel totale isolamento.

La causa è unno scellerato cantiere delle Ferrovie dello Stato che, dopo quasi cento anni, si sono accorte che il ponticello in mattoni che permetteva alla via Ardeatina di sottopassare la ferrovia Roma-Formia, andava sostituito e così hanno aperto un cantiere degno di un grattacelo di Manhattan, con la differenza che nei paesi industrializzati per costruire un ponticello di pochi metri ci mettono due settimane, a Roma ci vogliono 4 mesi.

E dall'11 giugno scorso il borgo di Falcognana sembra abitato da spettri. Negozi vuoti, strade libere dal traffico, eccezion fatta per quegli automobilisti che si perdono sulla via Ardeatina e arrivano nel nulla, con la speranza di andare in direzione di Pomezia. A Falcognana non si passa; a Falcognana non si commercia: qui si gioca a pallone in strada, si usano le panchine delle fermate Atac per ripararsi dal sole e dal caldo, si contano i giorni che mancano alla fine dei lavori prevista per il 30 settembre e si spera che la politica si accorga che il “cantiere dei poveri” sta devastando il già fragile tessuto commerciale.

Perché il cantiere della follia
Il centro di gravità è un vecchio ponte ferroviario in mattoncini che impediva ai Tir di passare da un parte all'altra dell'Ardeatina. Quei “geni” delle Ferrovie dopo anni di titubanza decidono che è il caso di rifarlo ex novo. Così aprono una Conferenza dei Servizi con i “geni” della Città Metropolitana, cioè l'ex Provincia di Roma e organizzano un lavoro a risparmio. Nuovo ponte e nessuna strada alternativa alla via Ardeatina che viene chiusa dalla sera al mattino, con la condanna per Falcognana a 4 mesi di silenzioso isolamento. E per complicare la vita a chi ci abita e a chi utilizzava la strada, invece di una coerente informazione sulle strade alternative, i burocrati perversi dell'Area Metropolitana che fa capo a Virginia Raggi come super sindaco e a Marcello De Vito come delegato alla Mobilità e Viabilità, hanno messo 3 cartelli inutili, surrogati dalla politica che ha approfittato di incompetenza e caos per stendere in prossimità del santuario del Divino Amore, striscioni di avviso opportunamente brandizzati.

Meglio dell'inutile Area Metropolitana ha fatto solo l'Agenzia per la Mobilità che ha inserito l'informazione sulla chiusura nei pannelli a messaggio variabile anche a Tor di Quinto: esattamente dall'altra parte di Roma, distante circa 30 chilometri e due ore di traffico. Se c'era bisogno di una prova di incompetenza gestionale e menefreghismo delle minoranze, Marcello De Vito e Virginia Raggi a Falcognana hanno preso la laurea.

Li supera solo il Municipio IX dell'Eur che ha trattato con Atac l'istituzione di una navetta che unisce la “fine del mondo col capolinea del 218. Insomma, chi abita a Falcognana ha tre possibilità: usare l'auto privata, prendere la navetta per andare a San Giovanni oppure il mazzo di carte e restare al bar sino al 30 settembre. La navetta ha il record del mondo di trasporto: 2 passeggeri l'ora nella fascia di punta e sono anziani che non hanno l'automobile. Un taxi a chiamata sarebbe costato molto di meno e avrebbe dato un servizio efficientissimo

Rassegnati alla burofollia ma non scemi
Dopo quasi un mese di riflessione, i commercianti della zona hanno confrontato i corrispettivi degli incassi del 2017 con quelli del 2018 e si sono accorti che il commercio è morto. Senza la strada e senza il consueto traffico di auto e Tir il crollo degli incassi si aggira intorno al 70%.

Un po' come nel primo celebre film della Disney, Cars, dove la Route 66 veniva “uccisa” dalla nuova autostrada. Solo che a Falcognana non c'è Saetta Mc Queen ma un comitatino di quartiere che ha gridato vittoria per la navetta che trasporta aria dal centro del borgo alla scuola Formato e nulla più.

Ora la “pratica Falcognana” è in mano allo studio legale Bacci che ha scritto una lettera educata alla serie di protagonisti della “Route 66 alla romana”, sollevando dubbi e perplessità sui lavori, sulle soluzioni alternative e aprendo la strada a un'azione risarcitoria. I poche parole: “Ci avete isolati dentro una riserva per 4 mesi; i nostri negozi stanno fallendo, ora ci pagherete i danni”. Insomma, quello che Area Metropolitana e Ferrovie hanno risparmiato per non fare una stradina alternativa, lo daranno ai commercianti quasi sul lastrico. E' solo una questione di tempo.

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