Finanza
Roboadviser

Secondo le ultime stime di Corporate Insight, i principali roboadvisers (in italiano si potrebbe tradurre con un termine un po’ inquietante “consulenti-robot”) danno consigli agli investitori negli USA per 21 miliardi di dollari, in crescita del 34% rispetto allo scorso anno. Sembra un dato impressionante.
In effetti, a maggior agio con la tecnologia e sempre più scettico nei confronti di Wall Street, un numero crescente di giovani investitori si è rivolto ai consulenti finanziari automatizzati a basso canone.
Ora verrebbe da dire che i roboadvisers interferiscono seriamente con la pianificazione finanziaria tradizionale e che i consulenti veri e propri faranno la fine delle agenzie di viaggi quando sono comparsi in internet i siti di prenotazione online . Ma non c'è alcun segno che questo accada a breve.
La crescita delle piattaforme automatizzate di consulenza sugli investimenti è uno dei temi più caldi di molte conferenze in questi giorni negli USA. In effetti i siti offrono strumenti sempre più sofisticati per costruire e gestire un portafoglio diversificato di investimenti, sono facili da utilizzare, e costano circa un terzo, o addirittura un quarto, di ciò che costerebbe un tipico consulente umano. Con più di 200 consulenti-robot ora sul mercato americano, sembra il tipo di tecnologia dirompente che potrebbe minare il tradizionale rapporto tra investitori e consulenti finanziari.
"In confronto alle società di consulenza , è una piccola quantità di denaro di cui stiamo parlando" dice Sean McDermott della società di ricerca Corporate Insight. E comunque l'uso di roboadvisers riguarda per ora solo pochi “Millennials” e non le generazioni più anziane. "I genitori si rivolgono ai figli per chiedere un consiglio sulla più recente tecnologia" prosegue McDermott "ma non pensiamo che poi facciano il salto a questo tipo di servizi."
Una critica più che giustificata è che i roboadvisers non sono stati ancora testati nel caso di una grave recessione del mercato. Finiranno gli investitori a farsi prendere dal panico e fuggire dai mercati nel momento peggiore se non hanno un consulente umano che li possa far ragionare? La componente umana vale il costo aggiuntivo del servizio, sostengono i tradizionali gestori patrimoniali.
Ma a dire il vero i roboadvisers non offrono sempre un servizio completamente robotizzato. Il 42% dei promotori finanziari americani intervistati in un recente studio di settore (Financial Planning Association) ha detto che non prevede di utilizzare la tecnologia roboadvisor nella propria offerta finanziaria di pianificazione ai clienti. Ciò fa pensare che il restante 58% bene o male già li stia utilizzando per sé o per la propria clientela, anche solo a livello di test, o come supporto generico, spesso nemmeno dichiarato né ufficialmente, né ufficiosamente.
Infatti alla domanda su come potrebbe essere integrata la tecnologia roboadvisor, gli intervistati hanno concluso che potrebbe costituire un supplemento per la consulenza che forniscono e che permetterebbe l'outsourcing di alcuni aspetti tecnologici per concentrarsi sul lato del valore aggiunto consulenziale, soprattutto in vista di un servizio segmentato su un target più giovane o su clienti molto attenti ai costi.
"La pianificazione finanziaria è un processo che coinvolge molto più di un approccio semplificato per ripartire il proprio portafoglio di investimenti", commenta Edward Gjertsen, presidente della Financial Planning Association "Detto questo, è ovvio che si può prendere in considerazione la robo-tecnologia per aumentare le offerte attuali, soprattutto per i clienti più giovani e quelli con situazioni finanziarie semplici."
Nel frattempo, diverse società americane di servizi finanziari hanno cambiato atteggiamento e stanno modificando le piattaforme a disposizione dei consulenti finanziari per offrire ai clienti nuove opportunità.
