Clima, i timori dell'Ue per Parigi: "Si rischia accordo non ambizioso" - Affaritaliani.it

Affari Europei

Clima, i timori dell'Ue per Parigi: "Si rischia accordo non ambizioso"

La conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop21) rischia di non rispondere alle aspettative, e non produrre alcun accordo ambizioso per contenere gli effetti legati ai cambiamenti climatici. A cinque giorni dall'avvio dei lavori di quello che e' ritenuto "uno degli eventi piu' importante dell'anno a livello mondiale", il commissario europeo per l'Energia e il Clima, Miguel Arias Canete, ha ammesso che "il negoziato e' difficile", cosi' difficile che "sono preoccupato dalla possibilita' che alla fine ci sia un accordo minimo". L'Unione Europea, di cui Canete sara' negoziatore alla Cop21, comunque "si battera' perche' si arrivi ad un accordo che sia ambizioso ed equo in ogni sua parte", ha assicurato lo stesso Canete in una conferenza stampa organizzata per fare il punto della situazione alla vigilia della Cop21, in programma a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre.

L'obiettivo di principio dell'Ue e' limitare la produzione di emissioni di gas a effetto serra e contenere i 2 gradi centigradi il surriscaldamento mondiale, ma restano almeno tre nodi da sciogliere: coinvolgimento degli Stati Uniti, ruolo delle economie emergenti, e finanziamenti. "Vogliamo un accordo che includa gli Stati Uniti". L'Ue vuole "evitare di ripetere l'esperienza di Kyoto", ha sottolineato il commissario europeo, riferendosi al trattato internazionale sul clima firmato nel 1997 e non sottoscritto dagli Stati Uniti per la presunta assenza di impegni chiari e vincolanti per i Paesi meno sviluppati in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Un coinvolgimento delle economia emergenti - su tutti i Paesi cosiddetti "Brics" (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) - si lega all'eventuale impegno statunitense. Strettamente legato all'impegno sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e' quello dei finanziamenti. Attualmente lo schema concordato a livello internazionale prevede che solo i Paesi piu' sviluppati finanzino il fondo di mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma Canete ha rimarcato che "per il post-2020 un sistema dinamico che inclusa piu' Paesi, e che allarghi la base dei donatori".