AI e imprese, Cassano (Cornerstone): "La tecnologia è un'opportunità, ma è l'umano a creare significato"
Antonio Cassano, Managing Partner di Cornerstone International Italia: "La trasformazione digitale funziona quando viene percepita come un’opportunità per esprimere meglio la propria identità". L'intervista
Antonio Cassano, managing partner Cornerstone International Italia
AI e imprese, Cassano (Cornerstone): "La tecnologia è un'opportunità, ma è l'umano a creare significato"
La transizione digitale non è più una scelta, ma una necessità urgente anche per le PMI. Antonio Cassano, Managing Partner di Cornerstone International Italia ed esperto di sviluppo organizzativo, spiega: “La tecnologia è un abilitatore, non il fine. Non è il ‘cosa’ che conta, ma il ‘perché’ e il ‘come’ la si adotta”. Per Cassano, il nodo non è installare un software, ma accompagnare persone e processi verso una nuova mentalità, capace di trasformare l’AI in alleato e non in minaccia.
L'introduzione dell'intelligenza artificiale in azienda mette a rischio le possibilità di assumere giovani talenti solo per chi "scambia l’AI per un surrogato dell’intelligenza umana: i giovani non sono manodopera in formazione, ma sorgenti di domande non ancora previste”. In questo equilibrio tra tecnologia e cultura organizzativa si gioca la partita decisiva del futuro delle imprese. Il ruolo di Cornerstone, che ha sviluppato un modello proprietario di “AI Readiness Assessment” per le PMI. L'INTERVISTA.
La transizione digitale è ormai un’urgenza inderogabile anche per le PMI. La sfida è più una questione tecnologica o culturale e organizzativa?
La tecnologia è un abilitatore, non il fine. Non è il “cosa” che conta, ma il “perché” e il “come” la si adotta. Nelle PMI, il vero ostacolo non è il software, ma la mentalità e la capacità organizzativa di farlo proprio. In Cornerstone partiamo dalle persone e dai processi: un sistema digitale può essere installato in un giorno, ma farlo diventare parte della cultura aziendale richiede visione, leadership e la volontà di rinnovarsi. La trasformazione digitale funziona quando viene percepita come un’opportunità per esprimere meglio la propria identità e non come un’imposizione esterna.
Cornerstone ha sviluppato un modello proprietario di “AI Readiness Assessment” per le PMI. In cosa consiste e quali sono le principali criticità che riscontrate sul campo?
Il nostro AI Readiness Assessment è un viaggio di scoperta più che un audit tecnico. Analizziamo processi, qualità dei dati, competenze e infrastruttura per capire dove l’AI può dare valore immediato e dove occorre costruire le fondamenta. Lo strumento operativo che utilizziamo è lo Scouting Organizzativo©: una mappatura profonda che combina analisi strutturale e osservazione dei comportamenti, per cogliere non solo ciò che l’azienda “fa”, ma come lo fa. Le criticità? Spesso incontriamo dati frammentati, competenze digitali assenti nei ruoli chiave e una resistenza culturale che nasce dal timore di perdere identità. Il compito è tradurre la complessità dell’AI in possibilità comprensibili e desiderabili.
Quanto è concreto il rischio che investire in AI porti le aziende a non avere più bisogno di stagisti o giovani talenti?
Il rischio esiste solo per chi scambia l’AI per un surrogato dell’intelligenza umana. I giovani non sono “manodopera in formazione”, ma sorgenti di linguaggio nuovo, di domande non ancora previste. L’AI, se integrata con visione, diventa uno strumento che accelera l’apprendimento reciproco: l’azienda insegna processi e valori, i giovani insegnano nuovi codici e prospettive. Rinunciare a questo scambio sarebbe come chiudere una finestra in una stanza che ha bisogno d’aria.
Cosa può essere digitalizzato e cosa no? E rispetto al timore di perdere il “fattore umano” a favore dell'AI: come coniugare le due realtà?
Digitalizzare è utile per ciò che si ripete, si misura e si standardizza. Ma esiste un territorio in cui l’AI non entra: l’empatia, il giudizio etico, la capacità di leggere tra le righe di un silenzio. La sfida non è proteggere il fattore umano “dal” digitale, ma renderlo più potente “grazie” al digitale. Nel nostro programma “AI & Human Transformation” l’AI libera le persone da compiti meccanici, regalando tempo e attenzione per ciò che solo l’umano sa fare: creare significato.
Come si lavora con le persone per farle diventare protagoniste del cambiamento e non lo subiscano?
La differenza tra subire e guidare il cambiamento sta nel sentirsi parte di una storia più grande. Coinvolgiamo le persone nel co-design dei processi, nei workshop, nelle scelte operative. Spieghiamo non solo cosa cambierà, ma perché cambiare ha senso per l’azienda e per loro. Quando un dipendente vede nell’AI un alleato che amplifica le sue capacità, smette di sentirsi sostituibile e inizia a sentirsi indispensabile nel nuovo contesto.
Il middle management sembra il livello più esposto alla disintermediazione digitale. Come supportate queste figure chiave nella fase di transizione verso un modello più “intelligente”?
Il middle management è il ponte tra la strategia e l’operatività. L’AI può alleggerirlo da compiti amministrativi, ma non può sostituire la capacità di guidare persone e dare direzione nei momenti incerti. Noi li formiamo a usare l’AI come strumento per aumentare la loro influenza positiva, trasformandoli in catalizzatori di innovazione. Inoltre, con il programma Cornerstone Over Fifty© valorizziamo figure senior esperte, reinserendole in ruoli chiave di middle management: portano esperienza, stabilità e capacità di mentoring, rafforzando l’intera struttura manageriale nel passaggio verso un modello più “intelligente”.
Può farci un esempio concreto di come il programma “AI & Human Transformation” abbia accompagnato una PMI nel rendere l’IA una risorsa quotidiana e accessibile per i team?
In una PMI del settore trasporti, l’analisi iniziale ha evidenziato un forte dispendio di tempo nella preparazione di report sui consumi di carburante per la flotta aziendale. Abbiamo introdotto un sistema di AI per automatizzare la raccolta e l’elaborazione dei dati, integrandolo con le piattaforme già in uso, grazie ai partner di Cornerstone AI Alliance©. La formazione è stata condotta direttamente con i responsabili operativi e l’amministrazione, permettendo di ridurre del 70% i tempi di generazione dei report. Il risultato non è stato solo efficienza, ma anche la possibilità di usare i dati per decisioni strategiche su rotte, manutenzione e sostenibilità.
Guardando al futuro, quali nuove competenze diventeranno imprescindibili anche per ruoli non tecnologici, proprio grazie all’integrazione dell’Intelligenza Artificiale?
Diventeranno vitali il pensiero critico, la capacità di interrogare e interpretare dati, il prompt design di base, la gestione etica della tecnologia. Non è questione di “imparare l’AI”, ma di imparare a dialogarci: non basta sapere cosa fare, bisogna sapere perché lo si fa. L’AI non ci chiede di diventare macchine migliori, ma di essere umani più consapevoli.