De Maria, lo sfogo del marito della vittima: "Perché un killer lavorava in un hotel?"

De Maria, tutto quello che non torna. Il giallo del biglietto per salire sul Duomo

Emanuele De Maria, il detenuto 35enne che si è suicidato venerdì scorso gettandosi dal Duomo di Milano dopo aver accoltellato un collega dell'hotel in cui lavorava (grazie al permesso del carcere) e che è sospettato anche di aver ucciso un'altra collega, Chamila Wijesuriya, avrebbe premeditato tutto. Questo è il sospetto degli inquirenti che indagano sul caso, visto che De Maria il biglietto per salire sul Duomo lo aveva acquistato già il giorno prima del volo che gli è costato la vita. Quello che però non riescono a spiegarsi le persone vicine alla vittima, è quel permesso di lavoro dato a un killer condannato per omicidio volontario "La mia preoccupazione, - si sfoga il marito di Chamila a Il Corriere della Sera - che condivido con tutti, giustizia italiana compresa, è questa: fate più attenzione quando date la libertà a chi ha commesso un omicidio volontario".

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Secondo gli inquirenti, De Maria e Chamila avevano una relazione e proprio quell'incontro sarebbe dovuto servire a lei per interrompere questa storia. "Non mi ero assolutamente accorto che lei potesse avere altre relazioni. Avrei avuto sospetti se si fosse allontanata, se fosse stata assente, ma tutto questo non è successo. Venerdì alle 15.20 l'ho chiamata e mi ha detto che stava uscendo dalla palestra a Cinisello Balsamo. Ma non era la verità. La palestra - prosegue il marito della donna uccisa - è distante dieci minuti da casa. Ma non ho mai avuto modo di dubitare di lei in quasi trent’anni di matrimonio. Può darsi si abbiano dei cedimenti. Se mia moglie l’ha avuto, allora è stato con un omicida ancora in giro. Se fosse successo con qualcun altro, forse ora sarebbe qui".

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