Garlasco, la dottoressa: "La genetista sono io”. Panicucci rimane senza parole in diretta. VIDEO

Scintille a Mattino Cinque sul caso Garlasco: la genetista Baldi si scontra con Zanella su DNA e Impronta 33. Tensione altissima in studio

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Lo studio di Mattino Cinque torna a incendiarsi sul caso Garlasco. La puntata del 24 novembre, attesissima perché dedicata a due dei punti più controversi dell’inchiesta – la famigerata Impronta 33 e il DNA sotto le unghie di Chiara Poggi – si trasforma in un’arena con scambi tesi, interruzioni e accuse incrociate. A far esplodere il confronto è il botta e risposta tra il giornalista Gianluca Zanella e la genetista dottoressa Baldi, convocata per chiarire aspetti tecnici che in queste settimane stanno alimentando dubbi, ipotesi e ricostruzioni opposte.

Lo scontro: “Posso interloquire col genetista Zanella?” – “Simpatica, ma la genetista è lei?”

Tutto parte da una frase del nuovo avvocato di Andrea Sempio che cita il termine “degradazione” del DNA. Federica Panicucci nota che Zanella scuote la testa e gli chiede perché. Il giornalista risponde:

«La degradazione non c’entra, perché De Stefano ha fatto due test diversi, con quantità diverse di campione. Non è un’incongruenza, è tecnica».

La dottoressa Baldi interviene immediatamente:

«Posso interloquire col genetista Zanella?».

La replica, al vetriolo:

«Simpatica la dottoressa Baldi. Anzi, la giornalista Baldi…».

Baldi risponde con freddezza:

«Buongiorno collega. Però la genetica la faccio io, e questo è un dato di fatto».

Da qui il confronto decolla, diventando uno dei momenti più accesi mai visti nell’approfondimento mattutino.
 

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DNA, numeri, microlitri e perizie: la discussione tecnica che divide

La Baldi spiega che il problema centrale è l’assenza della quantificazione del DNA nella perizia originale:

«La quantificazione è un passaggio fondamentale: indica la quantità reale e il grado di degradazione. Se manca quel valore, discutere del resto diventa fuorviante».

Zanella incalza contestando i numeri:

«Lei dice che si tratta di 300 picogrammi. Ma ha letto bene la perizia? È 800, non 300».

La Baldi ribatte, puntuale:

«Per ottenere un profilo affidabile ne servono 3000. È poco, è molto poco. E io queste perizie le faccio, è il mio lavoro».

Poi la stoccata:

«È inutile chiamare un tecnico se poi il tecnico viene trattato come se dicesse cose arbitrarie».

Un commento che spiazza lo studio e costringe Panicucci a intervenire per ristabilire i ruoli.

Accuse di “contaminazione”, dubbi sul DNA e il nodo dell’Impronta 33

In studio si torna anche sul tema “contaminazione”, una linea difensiva che negli ultimi giorni sembra prendere forza. C’è chi sostiene che il DNA sotto le unghie della vittima sia “troppo poco” per derivare da contatto diretto durante una colluttazione. Altri ribattono che sia invece pienamente leggibile e utilizzabile ai fini investigativi.

Brindani insiste:

«Il DNA è leggibile. E se è leggibile, è confrontabile».

Baldi non esclude nulla ma frena:

«Sulle contaminazioni non posso sbilanciarmi. Certi giudizi spettano al dibattimento, non a me».

Parallelamente, torna a circolare l’ombra dell’Impronta 33, considerata dalla Procura compatibile con quella di Andrea Sempio ma da sempre contestata dalla difesa per qualità, nitidezza e condizioni del reperto.

Panicucci cerca di riportare ordine, ma la tensione resta altissima

Mentre gli ospiti parlano uno sopra l’altro, la conduttrice tenta di riportare equilibrio:

«Cerchiamo di capirci: su questo caso ci sono ancora più domande che risposte. Ma il confronto deve rimanere chiaro e rispettoso».

Un invito necessario, perché l’atmosfera era ormai elettrica.

Un caso che continua a dividere, a 18 anni dall’omicidio

L’impressione è che ogni tassello tecnico aggiunto nelle ultime settimane – DNA, impronte, scontrini, testimonianze – invece di spiegare, complichi ulteriormente un quadro già fragile. Il pubblico di Mattino Cinque, ormai abituato ad assistere a confronti serrati sul caso, ha assistito a un altro episodio destinato a far discutere:

  • la genetista Baldi rivendica la competenza tecnica,

  • Zanella contesta metodo e numeri,

  • la conduttrice cerca di tenere insieme due linee diametralmente opposte.

E mentre le indagini di Brescia proseguono, l’impressione è che ci si avvicini a un nuovo snodo cruciale: quello in cui i reperti dovranno finalmente parlare, al di là di ogni interpretazione.

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