Chi era Laura Santi, la giornalista malata di sclerosi multipla e morta con il suicidio assistito che ha speso la vita per le battaglie civili
Giornalista e attivista, Laura Santi è morta ieri nella sua casa sua di Perugia a seguito dell'autosomministrazione di un farmaco letale
Accanto alla donna affetta da sclerosi multipla, e ricorsa quindi al suicidio assistito, c'è sempre stato il marito Stefano
Giornalista e attivista, Laura Santi è morta ieri nella sua casa di Perugia, scegliendo consapevolmente il suicidio assistito. Lo ha reso noto l'Associazione Luca Coscioni, che ha accompagnato Laura nel suo lungo e difficile percorso per ottenere il riconoscimento del diritto a porre fine alle proprie sofferenze.
Nata a Perugia nel 1975, ha studiato Comunicazione all’Università per Stranieri e lavorato per anni come giornalista nel panorama locale tra quotidiani, tv, istituzioni e web, oltre che come addetta stampa per realtà non profit. Poi la malattia, la sclerosi multipla, diagnosticata in forma progressiva, ha iniziato a sottrarle energia, autonomia, movimento, fino a richiedere un’assistenza continuativa 24 ore su 24.
Nonostante la progressiva perdita delle forze, Laura non ha mai smesso di scrivere e di lottare. È diventata blogger con “La vita possibile” e ha collaborato con Vanity Fair, dove ha raccontato sé stessa e la malattia nella rubrica “Io, Stefano e la sclerosi multipla”, un tributo anche al marito che le è rimasto accanto fino alla fine. La sua voce era potente, tagliente, profonda: parlava di dolore, ma anche di speranza, dignità, desiderio di essere ascoltati e riconosciuti.
La battaglia per il fine vita di Laura Santi, la giornalista morta con il suicidio assistito
Negli ultimi anni della sua vita, Laura si è impegnata attivamente nella campagna per il diritto all’eutanasia legale e al suicidio assistito. Sostenitrice e socia dell’Associazione Luca Coscioni, è stata volto pubblico del referendum sul fine vita e, dal 2022, protagonista di una lunga battaglia legale per veder riconosciuta la possibilità di scegliere la propria morte con dignità.
Dopo tre anni di trafile burocratiche e giudiziarie, tra richieste, ricorsi, diffide e pareri etici, solo nel novembre 2024 Laura ha ottenuto la relazione medica che attestava il possesso dei requisiti previsti dalla sentenza della Consulta. Il protocollo farmacologico è stato approvato nel giugno 2025. Un percorso che, come ha denunciato più volte, è stato lungo, doloroso e carico di ostacoli. Fino a quando ieri, 21 luglio 2025, Laura Santi ha potuto finalmente autosomministrarsi il farmaco nella sua abitazione, assistita da personale sanitario volontario e con il marito al suo fianco.
La lettera d’addio di Laura Santi: “Ricordatemi come una donna che ha amato la vita”
Nella lunga lettera diffusa dall’Associazione Coscioni dopo la sua morte, Laura ha lasciato un saluto toccante e un potente atto di testimonianza. Ha spiegato la scelta, maturata negli anni e presa con lucidità: “Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire”. Dietro ogni sorriso sui social, scrive, si celava una quotidianità feroce, fatta di dolore crescente, rinunce, perdita di senso e dignità.
“Non riuscire più a compiere il minimo gesto. Non più godere della vita, non più godere delle relazioni sociali. Che è quello che fa per me una vita dignitosa”. Ma non c’era solo sofferenza. C’era anche amore, gratitudine, consapevolezza. Ha salutato amici, colleghi, familiari, assistenti, medici, compagni di lotta. Ha lanciato un appello alla politica e alla società: difendere il diritto all’autodeterminazione, respingere le ingerenze religiose, sostenere una legge giusta sul fine vita. “Pretendete una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni”.
Oltre il fine, Laura Santi si è spesa anche per i diritti delle persone con disabilità
L'impegno di Laura Santi, però, non si è mai limitato solo alla battaglia sull’eutanasia legale. Laura ha denunciato per anni la condizione di abbandono e invisibilità in cui versano molte persone disabili in Italia: l’assenza di una tutela reale per i caregiver, la mancanza di un’assistenza adeguata per una vita indipendente, i ritardi nell’accesso alle terapie e agli ausili tecnologici, le barriere culturali e fisiche che segnano profondamente la quotidianità. “Ci sono tanti diritti negati”, scriveva, “e ognuno di essi può diventare una battaglia”.
Laura Santi se n’è andata senza clamore, ma con la forza silenziosa e immensa di chi ha speso la propria vita per costruire un mondo più giusto. Lascia una traccia profonda, fatta di parole, di scelte e di coraggio. “Ricordatemi come una donna che ha amato la vita”, ha scritto nel suo ultimo saluto.