Preti sposati alla guida di comunità. Ecco la "Chiesa del dopo" aperta a tutti

Continua il dibattito su una possibile riforma del clero che possa aprire le porte del sacerdozio anche senza rispetto del "dogma" del celibato

Di Redazione Cronache
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Preti sposati alla guida di comunità, ma niente "stipendio". Ecco i punti della riforma per una "Chiesa del dopo"

Si fanno sempre più insistenti le richieste di una riforma all’interno della Chiesa cattolica. In particolare per quello che riguarda il dogma del celibato per i sacerdoti. Una prescrizione che lo stesso Papa Francesco ha definito “temporanea”, e quindi possibilmente superabile. Come scrive il Movimento sacerdoti sposati, tanto però c’è ancora da fare, differentemente da altri Paesi, come la Gran Bretagna, dove non solo i preti anglicani possono liberamente sposarsi, ma recentemente hanno avanzato la richiesta di un aumento dello stipendio.

Il clero della Chiesa anglicana, infatti, ha chiesto con un approccio senza precedenti alla propria gerarchia un aumento salariale, lamentando l’inflazione e la crisi del costo della vita nel Regno Unito. Il sindacato Unite, che rappresenta 2.000 ecclesiastici della Chiesa d’Inghilterra, “ha presentato una richiesta per aumentare gli stipendi del clero del 9,5% a partire da aprile 2024”. “Come tutti i lavoratori della Chiesa anglicana, il clero sta lottando con la crisi del costo della vita. Molti dicono che il loro lavoro è una vocazione, ma in realtà sono tra i lavoratori più poveri” del paese in questo momento, secondo il segretario generale Unite Sharon Graham.

“La Chiesa ha miliardi in banca e può permettersi di pagare al clero il modesto aumento di stipendio che chiede”, continua. Se i sacerdoti “consegnare la parola della Chiesa di una fede nell’aldilà, Unite lotta per condizioni migliori per loro qui e ora”. L’inflazione si è attestata ad aprile all’8,7% nel Regno Unito, la più alta tra i Paesi del G7, generando una grave crisi del costo della vita.

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Presbiteri alla guida di comunità: istruzioni per una "Chiesa del dopo" aperta anche ai preti sposati

E sempre nel dibattito sui preti sposati è intervenuto, sul portale viandanti.org Paolo Cugini (parroco di quattro parrocchie nella campagna bolognese) che riflette sulla crisi della figura del presbitero nella società occidentale contemporanea, con un editoriale dal titolo: “Presbiteri guide di comunità: quale discernimento?”. Il ruolo del prete a capo di una comunità oggi soffre di una duplice crisi, spiega Cugini: "Da una parte, gli scandali della pedofilia hanno contribuito a corrodere l’immagine del prete come un essere ontologicamente diverso, come una certa spiritualità aveva contribuito a creare, come se fosse immune alle passioni. Dall’altra, l’attuale contesto culturale sempre più post-cristiana e post-teista, rende obsoleta la presenza di quel modello di prete che funzionava nell’epoca della cristianità, ma che oggi ha valore solo per la vecchia guardia cattolica". Paolo Cugini prova a tracciare alcune piste percorribili per edificare una "Chiesa del dopo", che però è già iniziata.

"Le guide di comunità non dovranno essere celibi e nemmeno separati dal popolo di Dio. Saranno scelti tra quelle donne e quegli uomini che la comunità indicherà". Le nuove guide, siano esse uomini o donne, si formeranno con "un percorso molto più semplice, più attento alle tematiche del tempo presente, collegato alle facoltà umanistiche già esistenti e integrato con proposte locali modificabili di anno in anno". E ancora: "Occorre coinvolgere il popolo nella scelta" della propria guida, come segno del superamento di una mentalità gerarchia "mai abbandonata", e come effettiva responsabilizzazione della comunità dei laici. Ancora oggi, denuncia Cugini, "nonostante i proclami e i tanti documenti, è visibile la separazione netta tra clero e laicato"

Secondo Paolo Cugini, però, l’incarico di guidare una comunità non dovrebbe essere retribuito bensì volontario.

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