Processo Eni, le chat di Armanna erano false. I messaggi a telefoni inattivi

La perizia informatica ha smascherato il grande accusatore, l'ex avvocato nel 2013 aveva creato della chat fake con Descalzi

Claudio Descalzi
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Processo Eni, chat di Armanna false. Messaggi a telefoni inattivi

Il caso del processo Eni Nigeria continua a tenere banco, anche se la sentenza è ormai definitiva. Non ci fu corruzione per i giudici. Spunta però un nuovo elemento che rafforza le tesi di chi ha espresso il verdetto favorevole per i vertici della società. Dalla perizia informatica effettuata sulle chat dell'avvocato Vincenzo Armanna - si legge sul Corriere della Sera - è emerso che erano tutte false, messaggi creati ad hoc per rafforzare la tesi accusatoria. Erano le conversazioni che Armanna mostrava sul proprio telefonino e che sosteneva di aver scambiato nel 2013 con il direttore generale e oggi amministratore delegato Eni, Claudio Descalzi, e con il capo del personale Claudio Granata, a riscontro del ruolo che gli attribuiva.

Non aveva dunque torto - prosegue il Corriere - il pm Paolo Storari quando all’inizio del 2021 aveva ipotizzato ai colleghi anche la falsità di queste chat tra sei possibili indizi di calunniosità di Armanna (a suo avviso da arrestare con Amara), elementi che invitava i colleghi a depositare per correttezza ai giudici del processo Eni-Nigeria: inascoltato dai pm De Pasquale e Spadaro, i quali con Pedio sono indagati a Brescia per l’ipotesi di rifiuto o omissione d’atto d’ufficio.Quella falsità Storari curiosamente deduceva, a prescindere da complesse perizie come l’attuale, già dalla banale verifica che i numeri di telefono, ascritti a Descalzi e Granata negli apparenti messaggi con Armanna, nemmeno fossero attivi nel 2013, erano "in pancia" a Vodafone e non potevano produrre traffico.