Capalbio libri, Hoara Borselli racconta "Niente è come sembra" di Giulia Ligresti. Tamburrino presenta "Fin qui" di Fabrizio Ferri
Un serata all'insegna della lettura e della fotografia alla XIX edizione del festival
Da sinistra a destra: Giulia Ligresti e Hoara Borselli (Photo Credit: Flavia Cortonicchi)
Capalbio libri, Hoara Borselli intervista Giulia Ligresti sul libro "Niente è come sembra". Michela Tamburrino presenta Fabrizio Ferri, fotografo e autore di "Fin qui"
Assolta in via definitiva dopo sei anni, Giulia Ligresti ha vissuto l'esperienza del carcere preventivo a Vercelli per circa quaranta giorni. L'accusa è stata di falso bilancio e aggiotaggio nel caso FonSai, Fondiaria Sai. "Come fai a non provare rabbia per quello che ti è successo?" chiede Hoara Borselli, presenza fissa alla trasmissione Quarta Repubblica condotta da Nicola Porro -. "La rabbia non è un sentimento che mi appartiene. Non la provo per quello che mi è successo - spiega la Ligresti -, perché è un sentimento che non aiuta ad andare avanti con serenità e non serve a nulla. Io voglio essere una persona felice. Ho molti ricordi dei giorni in carcere, ho trovato persone con cui ho legato, che mi hanno aiutata un passo alla volta, mentre mi sentivo un leone in gabbia. Dal 2019 c'è una causa civile in corso per il risarcimento."
La storia della Ligresti è raccontata in un memoir intimo, Niente è come sembra. La mia storia: la forza della verità (Piemme) che ripercorre i fatti di cui è stata protagonista, che porta alla luce con forza i suoi legami familiari, la sua attività umanitaria, la forza che negli anni l'ha sempre sostenuta.
Leggi anche: Capalbio Libri, XIX edizione del Festival sul piacere di leggere: appuntamento con Alessandra Arachi e Stefano Feltri
Qual è la forza della verità del suo libro? "La verità la può raccontare solo chi ha vissuto episodi sulla propria pelle - racconta la Ligresti -. E' quello che faccio nel libro. Nella vita mi occupo molto delle persone che hanno bisogno di aiuto tramite un'associazione, e lo faccio soprattutto in paesi disastrati. Sono stata in Afghanistan, a Gaza. A settembre andrò andrò in Siria. Seguo progetti umanitari per aiutare bambini, donne ". Lo sguardo della Ligresti sulle minoranze è parte fondamentale della sua quotidianità e da molti anni. "Seguo con grande attenzione le donne che nei paesi in cui svolgo attività umanitaria, molto spesso, non sanno cosa sia la libertà. Una condizione che a me è mancata per un certo periodo di tempo".
Un racconto di vita intenso, incalzante, con una scrittura moderna e intensa. Così la Borselli racconta al pubblico di Capalbio Libri Niente è come sembra.
Emozionate e autentico l'incontro di ieri che ha visto Michela Tamburrino, giornalista professionista, consulente del Théâtre de la Ville di Parigi per i rapporti istituzionali internazionali organizzazione degli eventi speciali, e collabora con l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi - sul palco di Capalbio libri intervistare Fabrizio Ferri, fotografo di fama internazionale ma anche regista, compositore, scrittore, imprenditore e filantropo.
In Fin qui edito da Rizzoli ripercorre ciò che la fotografia ha significato nella sua vita con scatti importanti, e accompagnati da incontri significativi. "Un fotografo che attraverso la fotografia dona tutto se stesso in modo raffinato e semplice - racconta la Tamburrino - e con la dote di fare ogni cosa come fosse semplice. Vedere le sue foto serve a conoscere Ferri, a entrare nel suo mondo capace di creare magia". L'intesa tra la Tamburrino e Ferri, sul palco di Capalbio libri, accompagna un incontro speciale, di luci, immagini e parole e racconta un'amicizia che dura da quarant'anni.
Leggi anche: Capalbio Libri è anche musica con la Compagnia Teatro del Mediterraneo e i Trillanti trio
Ferri è generoso, luminoso, parla al pubblico che nella platea lo segue con attenzione e non poca ammirazione. "Nasco fotografo quasi per caso. Perché un mio compagno di classe, Francesco detto Ciccio, si era innamorato dell'idea di fare una camera oscura e aveva invitato noi amici a fare delle foto che lui avrebbe stampato. Io sarei andato alla festa del primo maggio. Avevo una macchina fotografica, mi feci aiutare a sistemare la ghiera da un signore che aveva tre macchine fotografiche al collo. Poi mi fermai alla prima fila dei manifestanti. Scattai una foto solo quando la mia attenzione cadde su un uomo e la sua famiglia, nella loro postura: c'erano tre teste: quella dell'uomo con il figlio sulle spalle, che aveva la testa poggiata su quella del padre, la moglie sulle spalle della madre. Un'immagine nitida e dietro la folla di San Giovanni. L'uomo che si allontanò mi aveva salutato con un buona fortuna. Questa mia foto la comprò Paese Sera, e fece il giro del mondo". Nasce così il fotografo Fabrizio Ferri, quel giorno e con quella foto.
Oggi di fama internazionale e vanta di aver fotografo nomi come Isabella Rossellini a New York, Sting a Pantelleria, Monica Bellucci, Carla Bruni e molti altri grandi personaggi, ma senza mai rinunciare alla semplicità e al rispetto, sue caratteristiche principali e a cui non sa rinunciare.
"Oggi è cambiato tutto - ha ammesso Ferri -. Ci troviamo con in mano un mestiere che sembra non servire più. Tutti fotografano e lo fanno bene. Per me il mestiere è fotografare, quindi tradurre quello che sento dentro di me davanti a me. Ma la fotografia attualmente deve farsi arte, altrimenti muore".