Caffè, quanto ci costi: bere una tazzina al bar diventerà un lusso. Colpa dei dazi Usa, ma c'è un modo per sostituirlo: ecco come

Il caffè costa troppo: dai ceci al dattero, si cercano soluzioni per non evitare i rincari

di Matteo Posci
Ditta Artigianale
Economia

Caffè sempre più vicino ai 2 euro a tazzina entro la fine del 2025. L'aumento sarebbe del 50% rispetto a cinque anni fa

Milioni di italiani non possono pensare di rinunciare a bere al piacere di bere il caffè il bar. Per alcuni è una vera e propria esigenza imprescindibile per iniziare la giornata con il piede giusto. Allo stesso tempo bisogna però affrontare la realtà, Tra dazi e inflazione anche il caffè sta diventando quasi un bene di lusso. Stando ai dati del Centro Studi Unimpresa, il costo del caffè è salito da 0,87 euro a oltre 1,30 euro, con picchi fino a 1,43 euro in alcune città nel Nord. Entro la fine dell'anno è probabile che si arriverà ai 2 euro, con un incremento del 50% rispetto al 2020.

L'aumento del prezzo dei caffè è da imputare al cambiamento climatico, che ha ridotto i raccolti in Brasile e Vietnam, oltre alla crescita dei costi energetici e logistici, inflazione e alle nuove nuove normative ambientali dell'Ue. A questi fattori si aggiungono i dazi americani del 15% sul caffè dall'Italia. Detto questo, il mercato italiano resta comunque solido con un consumo annuale di 327 milioni di chili di verde un valore complessivo di 5,2 miliardi di euro, destinati a superare i 6 miliardi entro i prossimi 5 anni.

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A causa dei rincari cresce la domanda di prodotti alternativi al caffè come ceci, dattero e cicoria.

"Per i consumatori italiani la questione non è soltanto economica. Il caffè incide per meno dell'1% sulle spese annuali delle famiglie, ma ha un valore simbolico enorme: è il rito quotidiano che accompagna la socialità, la pausa di lavoro, il saluto tra amici. Se il suo prezzo diventa proibitivo, il rischio è che venga percepito come un lusso e perda quella dimensione democratica che lo ha reso unico nel mondo. Per i produttori e i distributori la sfida è invece difendere i margini, sempre più compressi dai costi, puntando sui segmenti premium e monoporzionati che offrono redditività fino al 60%. Non a caso, diverse aziende stanno sperimentando alternative al caffè tradizionale, dai ceci ai semi di dattero, per rispondere alle sfide climatiche e ridurre la dipendenza dai raccolti tropicali", spiega il direttore generale di Unimpresa, Mariagrazia Lupo Albore

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