Chiara Ferragni, l’effetto Safilo rischia di allargarsi: altri marchi potrebbero farle causa. E la super casa di CityLife è un altro grattacapo

Se altri brand dovessero muoversi come ha fatto Safilo, con il 99,8% di Fenice sotto il suo controllo, ogni attacco colpirebbe direttamente l'influencer

di redazione economia

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Dopo Safilo, Ferragni nel mirino di altri marchi: il rischio è un effetto domino legale

Negli ultimi anni Chiara Ferragni è stata ovunque: sulle copertine, nei cda, nelle pubblicità. Non solo un’influencer, ma un marchio vivente: partita da un blog e da un occhio azzurro, ha costruito un impero. Eppure oggi, qualcosa si è incrinato e non solo nella percezione pubblica dopo il noto "Pandoro-gate". I segnali più preoccupanti arrivano dalle aziende: partner, licenziatari, colossi che, dopo anni di collaborazioni, hanno iniziato a tirare i remi in barca.

Il caso più pesante è quello di Safilo, che di recente ha chiesto a Fenice Srl, la società di Chiara Ferragni, controllata ora da lei al 99,8%, un risarcimento da quasi 6 milioni di euro per danni reputazionali. Ferragni a sua volta (tramite la Fenice) ha chiesto 3,65 milioni a Safilo per "importi dovuti". Insomma la storica azienda partner l’ha portata in tribunale. E potrebbe non essere l’unica. Anche altri partner storici hanno più o meno seguito la strada, prendendo le proprie distanze.

Come ha riportato Radiocor, c'è poi anche il procedimento di mediazione con la veneta Swinger International, licenziataria della linea di abbigliamento, che ha chiesto un risarcimento per presunti danni d’immagine e cali di fatturato. A seguire, il recesso di Angelini Pharma dal contratto per la linea di profumi e l’accordo rinegoziato con il partner della linea bambino, Monnalisa Spa, che, nonostante la revisione, ha comunque richiesto la risoluzione anticipata e un rimborso.

Insomma, non si tratta più di un singolo scivolone, ma di una catena di rotture e se il caso Safilo dovesse diventare un precedente, il rischio è che altri marchi decidano di muoversi nella stessa direzione, innescando un effetto domino difficile da arginare. E a pagarne il prezzo, economico e personale, sarebbe una sola persona: Chiara Ferragni. Il motivo è semplice, ora l'influencer detiene quasi la totalità di Fenice (99,8%), che è la società al centro di tutte le licenze, co-branding e collaborazioni. Niente barriere societarie, tutto ora passa da lei: ogni richiesta danni, ogni causa civile, ogni rimborso potenziale. E se le cifre dovessero moltiplicarsi come accaduto con Safilo, l’impatto economico diventerebbe rapidamente insostenibile.

Per fare qualche esempio, Pantene, Nespresso, Tod’s, Calzedonia, o anche Coca-Cola e Lancome, sono solo alcune delle collaborazioni storiche della Ferragni. Molte però sono sparite: Pantene non ha rinnovato il contratto, chiudendo anche il progetto “Forti Insieme”. Nespresso ha messo fine alla partnership nel 2023. Coca-Cola ha ritirato uno spot appena uscito. Quindi, laddove anche queste uscite si trasformassero in azioni legali sul modello Safilo, allora il peso delle cause per Ferragni potrebbe davvero diventare insostenibile.

Come se non bastasse, anche sul fronte personale, ci potrebbe essere un'altra grana per l'imprenditrice digitale: la casa di CityLife. Un attico su due piani, 800 metri quadri alle Residenze Libeskind. Acquistato cash per 11 milioni di euro, oggi ne varrebbe circa 25 dopo una ristrutturazione totale. Ma anche qui, le nubi non mancano. Secondo alcune fonti vicine ad Affaritaliani.it, c’è un dettaglio curioso ma significativo nell'ex nido d'amore dei Ferragnez: un intero piano è stato trasformato in una cabina armadio.

Una scelta coerente con la vita di Chiara, certo, ma che potrebbe rendere l’immobile meno appetibile sul mercato laddove qualcuno volesse acquistarlo. A meno che non sia anch’egli appassionato di moda, chi comprerà dovrebbe sostenere nuovi lavori per riconvertire gli spazi, alzando ulteriormente i costi. Un intero piano dell’attico adibito a cabina armadio è un sogno per chi ama il fashion ma un grattacapo per chi cerca spazi più versatili. Dicono i bene informati che un calciatore dell'Inter, professione attaccante, sarebbe stato interessato all'acquisto della casa. Ma che sarebbe scappato di fronte agli ingenti lavori necessari per ridimensionare la cabina armadio

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